Con la sconfitta nelle roccaforti storiche della sinistra siamo non solo alla crisi più nera del PD ma anche al tramonto di un’ epoca. Senza scomodare la storia si può sostenere che, prima con la debacle elettorale alle elezioni del 4 di marzo e poi con la caduta di quei municipi che per oltre settant’anni sono stati appannaggio della sinistra, si è chiuso il ciclo dei partiti tradizionali, di cui il PD era l’ ultimo rampollo di quella gloriosa stagione politica che affondava le sue radici nella Resistenza, mito e simbolo di un nuovo mondo che consacrò la democrazia e con essa anche la libertà,la giustizia sociale, la solidarietà tra classi, valori che attualmente rischiano di tramontare. La nascita del governo giallo verde, con l’ inedita e persino inusuale formula del contratto, segna non solo una faglia con il passato anche più prossimo,ma spalanca le porte del governo a partiti e movimenti propugnatori di quel populismo sovranista che rischia di far andare in frantumi l’Europa che i Padri fondatori sognavamo,unita, libera e solidale. L’Europa dei popoli e non dei banchieri, l’Europa dell’ accoglienza e non dei respingimenti, il Continente dove agli egoismi nazionali si contrappone la solidarietà verso le popolazioni più deboli e povere come sono quelle africane, che stanno emigrando in modo massiccio verso l’Europa , dando vita a un fenomeno epocale che invece di essere governato viene sempre di più demonizzato da molti Stati europei.
La crisi politica coinvolge anche il PD Irpino dove la sconfitta, prima alle politiche e poi alle amministrative del capoluogo, segnano il tramonto di quella classe dirigente che era sopravvissuta alla tempesta di tangentopoli, continuando a esercitare il potere, sempre meno esteso in Italia e sempre più confinato in provincia di Avellino. Quella classe dirigente contraddistinta nel passato da grandezza e splendore ma anche da un grande egoismo, tanto da non consegnare a nessuno il testimone politico se non a qualche rampollo di famiglia, utile a mantenere l’ultimo scampolo di potere per un casato in grande declino. Il sic transit gloria mundi ha avuto in Irpinia la sua più ferrea applicazione. In questo quadro desolante si inserisce la crisi del Pd accentuata dalla ferale guerra intestina, causa non ultima della sconfitta di Pizza al ballottaggio. Il PD si è presentato alle elezioni spaccato con un segretario dimezzato dall’assenza di un’altra area del partito che era addirittura ricorsa al tribunale per annullare la sua elezioni. L’ errore iniziale è stato replicato anche dopo la sconfitta con la nomina della direzione provinciale del partito. Giuseppe Di Guglielmo è un giovane brillante che apprezzo per qualità e capacità e con il quale vanto un’ antica amicizia. Ma proprio quest’ultima non mi impedisce di dire, con schiettezza e con grande libertà, che la sua permanenza in queste condizioni alla guida del Pd non fa bene né a lui né al partito, in quanto lo priva di quella autorevolezza ma anche autonomia necessarie per determinare e imporre scelte che in questo contesto nessuno accetterebbe, a cominciare dal gruppo consiliare al Comune di Avellino. E’ vero che il Pd deve essere responsabile, sarebbe scellerato provocare la fine anticipata della legislatura, ma è altrettanto scellerato non avere una posizione chiara e univoca,a partire dalla scelta del Presidente del Consiglio. Il neo sindaco ha proposto al Pd di fare un nome quasi che conceda lui un’ elezione che invece il Pd e il centrosinistra possono raggiungere facilmente, avendo la maggioranza assoluta nel Consiglio. Ma è capace di PD di fare un nome unico impedendo trattative sotto banco a gruppi e gruppetti? Il Presidente del Consiglio se legittimato da tutto il centro sinistra può essere un riferimento importante nella partita consiliare, dove il Pd e gli alleati devono avere un ruolo di autonomia responsabile, facendo però pesare i numeri che sono a loro favore. Vedremo se prevarranno gli egoismi individuali o se invece dal Comune capoluogo si invertirà la marcia, iniziando un nuovo cammino per il Pd e anche per il centrosinistra.
di Giandonato Giordano edito dal Quotidiano del Sud