Site icon Corriere dell'Irpinia

“La disabilità non è un limite”, Anna Adamo si racconta

“La disabilità non è un limite” è il titolo di un libro. O meglio potrei dire che per me è come un figlio. Sono Anna, ho 21 anni e vivo a Scafati, in Provincia di Salerno. Dopo la maturità classica conseguita nel luglio 2015, ho scelto di iscrivermi alla facoltà di Giurisprudenza presso l’Università degli Studi di Salerno. Una scelta eseguita fin dalla più tenera età, dettata da una passione tanto forte che risulta impossibile da descrivere utilizzando le parole. Una scelta, dettata dal desiderio di ricevere giustizia, dal voler scoprire per quale motivo io sia condannata a vivere con una disabilità. Perché sì, purtroppo sono affetta da una disabilità sin dalla più tenera età, infatti avevo circa due mesi, quando un medico disse a mia madre che non avrei mai camminato. Pur essendosi rivelata una previsione sbagliata, da quel giorno il mio calvario iniziò. La mia, non è stata una vita semplice. È stata una vita costituita da rinunce, in quanto, ad una persona disabile non è permesso nulla, neanche sognare. È stata una vita costituita da troppi no. Quei no, i quali hanno fatto sì che io rinunciassi alla mia grande passione: la danza. Ciononostante, ritengo che, sebbene mi abbiano impedito di danzare con i piedi, non potranno mai impedirmi di danzare con il cuore. Una parte di me, apparterrà sempre alla danza, in quanto, non si scappa da ciò che si ha dentro. Oltre la danza, una mia grande passione è la scrittura. Ho sempre scritto, prendendo parte e vincendo alcuni concorsi letterari. Della mia disabilità, però non avevo mai scritto, perché me ne vergognavo, perché volevo nessuno conoscesse questa mia debolezza. Volevo che tutti mi vedessero come la ragazza forte di sempre. Un giorno capii quanto ciò fosse sbagliato, capii che avrei dovuto fare qualcosa affinché il tasso di ignoranza con il quale le persone guardano la disabilità diminuisse.

Purtroppo la disabilità è un tema del quale si parla poco e, quelle poche volte, lo si fa anche in maniera errata, favorendo la diffusione di informazioni che non rispecchiano minimamente la vita di una persona disabile. Da questo presupposto nasce il bisogno di raccontare, di raccontarmi, affinché tutti sappiano che le cose vadano diversamente rispetto a ciò che vogliano far credere affinché si conferisca voce a chi non ne ha. Perché, si sa che questo mondo abbia paura del “diverso” e gli conferisca uno spazio paragonabile al nulla. Non è facile convivere con una disabilità. Non lo è per nulla, sia per la persona che ne è portatrice, sia per coloro i quali vi sono intorno. Chiunque sia affetto da disabilità, non deve curarsi delle dicerie, delle frasi pronunciate con l’intento di scoraggiare, di spezzare il cuore in tanti piccoli pezzi non ricomponibili. Spesso accade che ci si senta vuoti, spenti, o forse con troppe cose da dire e nessuno disposto ad ascoltarle. Così mi sentivo prima di capire che la disabilità non costituisca un limite, ma questi ultimi siano solo negli occhi di chi guardi e noi siamo la somma dei limiti che superiamo. Pur avendo ormai preso questa consapevolezza, devo dire che la mia non sia stata affatto una vita semplice. Il mio libro è una voglia di riscatto”.

Exit mobile version