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La paura dello straniero

 

La paura dello straniero ha scatenato nelle nazioni del benessere un vero e proprio “panico morale”, un timore diffuso che il male di una immigrazione selvaggia e irresistibile minacci il benessere acquisito che è in calo. La reazione è quella di erigere muri e confini spinati per tenere a distanza i migranti dal “nostro giardino” invece di analizzare il fenomeno nelle sue cause ed implicazioni e cercare di trarne possibili soluzioni. E’ quanto ha fatto il compianto sociologo Zigmunt Bauman, recentemente scomparso, nel suo ultimo saggio: “Stranieri alle porte”. Quali le cause? Innanzitutto un “mostruoso” divario di reddito tra i paesi poveri e quelli ricchi che la migrazione non potrà ridurre e che la persistenza dei movimenti migratori favorirà la diaspora ancora per alcuni decenni, fino a quando, per effetto della globalizzazione, si raggiungerà un punto di equilibrio tra le varie economie ed il livello di benessere sarà allineato.” E non sapere come procedere e come comportarsi in una situazione che non siamo stati noi a crearci né possiamo controllare, è una delle principali cause di ansia e di paura” scrive Bauman. La stragrande maggioranza della popolazione ritiene che l’immigrazione sia la questione in assoluto più importante e che la politica se ne lavi le mani e non affronti con coraggio e determinazione la situazione e, anzi, alimenta – a causa di politici poco accorti e populistici, che fomentano un clima di paura e di insicurezza, un sentimento di sfiducia, di esasperazione, di rabbia e di respingimento. La Brexit, il crescere di movimenti xenofobi, la vittoria di Trump in Usa sono il risultato più vistoso del malessere della società. Invece di cercare fusioni, integrazioni, solidarietà, punti di contatto e dialogo si cerca la separazione ed il respingimento. L’umanità è in crisi e le sole parole di Papa Francesco non bastano ad infondere speranze, soprattutto laddove la crisi economica morde e non accenna a diminuire. Si finisce per cercare l’uomo, il governante che ci tranquillizzi e appaghi il nostro bisogno di sicurezza; si corre dietro una difesa della propria etnicità ignorando che la società dell’oggi, e sempre più di quella del domani, sarà irreversibilmente multietnica e che ci si deve preparare al confronto ed all’integrazione. “Le società in crisi (…) ripropongono le speranze di un salvatore, in un uomo (…) della provvidenza, cercano qualcuno che propugni un nazionalismo massiccio, militante, bellicoso, promettendo di lasciare fuori il pianeta globalizzato, richiudendo le porte che da tempo hanno perso (…) i loro cardini e sono ormai inservibili.” Non si vede alternativa alla chiusura delle frontiere, nessuna ospitalità e i migranti diventano fastidiosi, irritanti, indesiderabili, inaccettabili. Da una parte noi, dall’altra gli altri! Prima noi poi gli altri, difendere la sicurezza dei confini per difendere il nostro pane. E’ una politica miope, che non tiene conto della irreversibilità del fenomeno, delle colpe dei paesi ricchi, del commercio di armi, delle ruberie del petrolio, delle guerre fomentate e, nello stesso tempo, della crescente necessità di nuove braccia per società che non fanno figli, pertanto, sono votate alla povertà ed all’estinzione. Occorrerebbe, invece molto più dialogo, conversazione, comprensione, integrazione. La conclusione del Bauman è un invito ed un monito: “Noi siamo un solo pianeta, una sola umanità. Quali che siano gli ostacoli, e quale che sia la loro apparente enormità, la conoscenza reciproca e la fusione di orizzonti rimangono la via maestra per arrivare alla convivenza pacifica e vantaggiosa per tutti, collaborativa e solidale. Non ci sono alternative praticabili. La “crisi migratoria” ci rivela l’attuale stato del mondo, il destino che abbiamo in comune”. Da noi, in Italia, che pure si siamo distinti in una meritoria gestione dell’accoglienza, siamo ancora all’abc nelle integrazione e nella regolamentazione del fenomeno e l’Europa ha perso la bussola e non ha nessuna politica comune. E questo aggrava il problema e non lo semplifica.
edito dal Quotidiano del Sud

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