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“La ragazza di Vizzini” di Emanuela Sica e Michele Vespasiano

Di Monia Gaita

In questo romanzo in duplice stesura diaristica, quasi un incalzante botta e risposta dei protagonisti, Camila e Mimì, non solo veniamo immessi in una delicata e trascinante storia d’amore, ma percorriamo un viaggio che dalla ritrosia iniziale, riuscirà, a grado a grado, a sortire stelle, fiumi e valli di rinascita. Camila è prigioniera di una relazione tormentata con un uomo sposato, una relazione tossica farcita di violenze, menzogne e promesse tradite. Tutto accade per caso: l’incontro tra i giovani avviene su un traghetto per la Sicilia. Una volta sbarcati, Camila chiede a Mimì un passaggio in auto, una vecchia Dyane che diventa la discreta complice di un’intesa e di un’attrazione subito nitide e veementi. È il congiungimento di due nature affini e consanguinee, lui avvocato, lei archeologa, dove l’interazione e la convergenza delle rispettive trame esistenziali passerà nei vasi linfatici di un insperato e imprevisto cambiamento. Mimì si offre di accompagnarla a Vizzini, il suo paese, piccolo ma famoso perché Giovanni Verga vi ha ambientato alcuni racconti. Sarà lì che scoprirà il dramma di Camila, vittima di un fidanzato padrone da cui, per debolezza e per paura, non sa sganciarsi. Gli scrittori, Emanuela Sica e Michele Vespasiano, concepiscono un intreccio narrativo semplice, incisivo ed avvincente, un’azione che si dipana in una struttura logica e consequenziale approdando all’epilogo con coerenza e maestria. La tecnica compositiva si gioca con fluente espansività su teneri toni musicali sottratti a categorie di tipo rigidamente realistico ed emblematicamente proiettati in una dimensione di allusività simbolica, arcaica e leggendaria, mitica e ancestrale, onirica e sacrale. Tutto, nella descrizione dei luoghi sia fisici che emotivi, traduce in eco la voce interiore dei personaggi in uno scrutinio di coscienza che spingerà Camila a un radicale affrancamento dal passato. Il lessico, dal repertorio fitto, venusto e rigoglioso, non offusca, non affievolisce mai il suo intento di inaffondabile traccia comunicativa dove il diaframma tra parola e anima può assottigliarsi fino a sparire. Alla fine l’amore tra Camila e Mimì avrà la meglio inaugurando per la ragazza il regno della fioritura e il divorzio dal dolore. È come se la vita la fecondasse di nuovo sostituendo alla torba del male e alle demolenti strette della disillusione un varco d’apertura. “La ragazza di Vizzini” (Delta 3 Edizioni) non solo presiede a un’urgenza testimoniale contro gli abusi e i condizionamenti, ma è soprattutto resurressi e rigenerazione dagli errori, in un felice, riconcordato armistizio con il mondo. Gli autori, Emanuela Sica e Michele Vespasiano, sferrano un’offensiva alla resa, nemica di ogni slancio e fervore. Sembrano volerci dire: tutto è possibile! Ogni crollo nasconde una risalita, ogni frattura una guarigione, ogni oscurità uno sbocco, ogni collasso un’armoniosa primavera. Ecco che anche un corpo opaco può diventare trasparente, anche il naufrago può uscire salvo dalla più furiosa tempesta, anche il palpito soffocato dei sommersi può trasformarsi in canto.

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