Corriere dell'Irpinia

La scuola abbraccia la città, il liceo Mancini adotta la Casa della cultura Victor Hugo

Si rafforza la sinergia tra scuola e territorio. Protagonista il liceo scientifico Mancini che rilancia l’evento, alla sua terza edizione, dedicato alla città di Avellino “Il Mancini adotta un monumento: laboratorio di futuro”. La scelta è caduta quest’anno sul Palazzo de Conciliis, conosciuto in città come “Casa della cultura Victor Hugo”, oggetto di una simbolica adozione da parte del Liceo. “Adottare un monumento – si legge nella nota di presentazione dell’evento – non significa solo analizzarlo in tutti i suoi molteplici aspetti, ma anche prenderlo sotto tutela spirituale e dunque sottrarlo all’oblio e al degrado, averne cura, tutelarne la conservazione, diffonderne la conoscenza, promuoverne la valorizzazione. In questo modo  i beni culturali sono percepiti come segni dell’identità del capoluogo, radicati nel tessuto sociale e culturale della comunità”. L’iniziativa vuole essere un momento di educazione al rispetto e alle tutela del patrimonio storico-artistico del territorio per ribadire la centralità della scuola nella formazione della cultura e dei comportamenti dei cittadini

Il maestoso edificio in marmo nel vecchio rione “La Terra” risale al XVIII secolo e fu commissionato dalla famiglia borghese De Conciliis. In seguito, fu donato dalla nobildonna Michelina De Conciliis all’Amministrazione Comunale con il vincolo di destinarlo a “Centro preposto all’assistenza della maternità e dell’infanzia”. Per anni sede di associazioni, a partire dal Centro Dorso, è oggetto dallo scorso anno di un intervento di restauro e riqualificazioni. Qui dimorò lo scrittore Victor Hugo quando era un bambino al seguito del padre Joseph Léopold Sigisbert Hugo, giovane e promettente colonnello.  Leopold Hugo era giunto in città con l’incarico di governatore militare di Avellino, divenuta l’8 agosto 1806 capoluogo di provincia, con l’incarico di reprimere il brigantaggio. Il piccolo Victor arrivò ad Avellino nel 1808 con la madre Sophie Trébuchet e i fratelli Abel e Eugène. Soggiornò dal dicembre 1807 al luglio 1808 nell’imponente e maestoso Palazzo de Conciliis, come ricorda la lapide apposta sulla facciata,

Ad Avellino, il romanziere francese trascorse uno dei periodi più felici della sua vita, nonostante i dissapori familiari. Nei suoi ricordi, raccontate alla moglie Adèle, così descrisse Palazzo de Conciliis: “Era un palazzo di marmo tutto screpolato dal tempo e dai terremoti… Ma il calore del clima, dispensava da una chiusura molto ermetica. C’era tutto lo spazio desiderabile per giocarec’era tutto ciò che occorreva loroGli anfratti nello spessore dei muri facevano dei nascondigli.  Fuori dal palazzo, un ripido pendio tutto ombreggiato di noccioli completava la felicità dei bambini. Fin dal primo giorno, passarono la loro vita, lasciandosi rotolare giù per il pendio o arrampicandosi sugli alberi”.  Ed aggiunse: “ Stavamo così bene ad Avellino, che non avremmo  voluto  abbandonare  mai più quella città” e descrive la vita ad Avellino come  “piena di sole e di indipendenza”.

L’evento si terrà, alle 19.30, nella suggestiva cornice della Collina della Terra nel cuore del Centro Storico e sarà l’occasione per affrontare i temi del recupero, della riqualificazione e della rigenerazione urbana. A portare i propri saluti la dirigente scolastica Paola Gianfelice, la professoressa Fiorella Pagliuca, dirigente Ambito Territoriale di Avellino. Relazionerà il professore Giovanni Multari dell’Università Federico II di Avellino. Modererà il professore Luigi Raia. Ad alternarsi proiezioni di video, interviste, talk show con la collaborazione degli studenti della Da Vinci. A coordinare il progetto, reso possibile dalla collaborazione del settore cultura del Comune di Avellino, con la consulenza dello storico Geppino Del Sorbo, i docenti Susy Capolupo, Mara Lo Russo, Giuseppe Forte, Daniele Penon, Luigi Raia.

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