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La sfida di Schlein

Di Andrea Covotta

Deve percorrere una strada che ha due strettoie, Elly Schlein; la prima è la corsa solitaria alle elezioni europee dove il Pd misurerà la propria forza e l’altra è la costruzione del “campo largo” che passa per l’intesa con i Cinque Stelle. La leader del partito democratico non ha trascorso mesi facili, ha il compito di rianimare un partito da sempre preda di piccoli clan e rivalità diffuse. Dall’altra parte, Giorgia Meloni, coltiva il sogno di una premiership ancora più accentuata e cresce la distanza culturale e mediatica tra le due donne della politica italiana. Le battaglie della Schlein sono quelle storiche della sinistra: scuola e sanità pubblica, maggiore solidarietà e lotta alle disuguaglianze, difesa della Costituzione e dei valori antifascisti. Battaglie, che non sono bastate almeno stando ai sondaggi, per ridare fiducia ad un “popolo” deluso e disincantato. E così se da un lato la luna di miele del governo di destra con gli elettori appare finita, dall’altro il Pd non ha ancora creato le condizioni per rivitalizzare un pezzo di Paese che vorrebbe una seria alternativa all’esecutivo. La ricetta che la Schlein offre non è un risultato immediato ma un progetto di lunga durata che eviti l’ossessione delle scadenze elettorali. Saranno, però, le prossime europee a determinare il cammino della sua leadership. La manifestazione di Roma contro il governo è stata, un primo, piccolo, segnale di rilancio. Il Pd ha battuto un colpo e ha migliorato i rapporti con Giuseppe Conte come testimonia la sua presenza all’evento della capitale. Qualcosa sul fronte delle alleanze elettorali comincia a muoversi, insieme Pd e Cinque Stelle possono affrontare la battaglia contro le riforme della destra perché come osserva Stefano Cappellini “la scommessa di Meloni sul premierato è un aiuto nella costruzione di una coalizione di alternativa, perché l’ostilità al disegno di riforma costituzionale è forte e condivisa nella quasi totalità dell’opposizione; fa eccezione solo un predecessore di Schlein alla guida del Pd, Matteo Renzi. Ma è chiaro che si tratta di un’intesa tutta in negativo: la santa Alleanza degli anti Meloni. Forse può fermare il tentativo di scempio della Carta, più difficilmente servirà ad appianare le enormi distanze che restano su molte questioni. Su tutte, le guerre nel mondo e le scelte di politica estera,che restano sullo sfondo”. La scommessa è quella di riportare alle urne l’esercito degli astensionisti. Operazione finora non riuscita. Il Pd ha una base di partenza intorno al 18-20 per cento dell’elettorato e la presenza della Meloni al governo, con ogni probabilità, consolida questo zoccolo duro. Obiettivo della Schlein è allargare questo consenso e qui si arriva ad un altro bivio: tenere insieme le esigenze dell’elettorato moderato disilluso dal governo di destra e dall’altro guardare a chi oggi è più in difficoltà a causa della situazione economica e a chi ha paura di veder toccati i propri diritti civili che, come ha notato Marcello Sorgi, paradossalmente “la Chiesa si sta sforzando di concedere e il governo di destra minaccia di limitare”.

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