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La solitudine del cittadino globale

 

Non si poteva immaginare un nucleo tematico più calzante, rispetto alla drammaticita’ sociale ed umana attuale vissuta dalla nostra comunità provinciale, di quello che ha titolato il convegno dell’Azione Cattolica diocesana di Avellino, dello scorso dodici gennaio: “Abitare la città, promozione umana e bene comune”. Ne ha parlato la stampa locale con notevole risalto, ma qualche modesto approfondimento non sarà rituale esercizio comunicativo, almeno nelle intenzioni dello scrivente. La relazione del presidente nazionale dell’Azione Cattolica Andrea Truffelli è stata ampia e ricca di spunti, ma il filone prevalente emerso afferisce alla necessità attuale per i laici cristiani associati, nella Chiesa locale ed universale, di essere indignati a fronte delle emergenze umane e sociali, sempre piu’ incalzanti nell’orizzonte globale. Qualcuno potrebbe facilmente osservare che la storia del Cristianesimo, da Cristo a Papa Francesco, si è sviluppata sempre nell’humus dell’inquietudine; questa osservazione è vera, ma è sempre piu’ vera l’esigenza di attualizzarne i contenuti e la prospettiva progettuale per evitare il rischio che essa sfoci della sterile protesta e nel facile populismo oggi imperante. L’inquietitudine è feconda se parte dalla consapevolezza che i cristiani attuali, e non solo essi, si sentono terribilmente insicuri e spesso non trovano il coraggio di osare né il tempo di immaginare modi alternativi di vivere nell’incertezza solitaria. Sono troppe le incombenze e le preoccupazioni del vivere quotidiano che ci conducono alla non condivisione dei compiti di cittadinanza attiva che possono essere svolti solo attraverso un’azione efficace comune e condivisa, superando le proprie incertezze che, nel medio e lungo periodo, diventano angoscia e disperazione. Il rischio che i cristiani contemporanei corrono, anche quelli associati, è quello di consentire l’autoperpetuarsi delle sofferenze e la sempre piu’ deleteria degenerazione della politica. L’apparente sforzo dei governanti attuali di convogliare risorse per aumentare la sicurezza personale o il pieno esercizio dei diritti individuali si rivela quasi sempre inefficace perché semina sospetti collettivi, allontanando le persone persino all’interno dello stesso condominio, finendo per isolare ancora di piu’ chi già vive isolato. Di fronte a questa solitudine del cittadino globale, la categoria concettuale del bene comune si presenta come l’inevitabile approdo – sul piano umano, sociale e politico – non solo per i cristiani ma per tutti quelli che non hanno rinunciato a vedere e sentire. La disperazione attuale delle nostre comunità e la prospettiva di porvi rimedio non si costruisce con il rifugiarsi nella inutile difesa delle fugaci certezze personali, ma potra’ costruirsi solo con lo sforzo e la capacita’ di trasformare i problemi privati in questioni comunitarie. E’ compito primario ed attuale dei cristiani associati individuare percorsi d’impegno sociopolitico per il raggiungimento degli obiettivi delineati. In tal senso si presenta altamente significativo l’appuntamento a Bologna, per sabato prossimo, della rete dei cattolici democratici, con Romano Prodi, che parlera’ su: “Globalizzazione, conflitti, disuguaglianze: la situazione del mondo. Le possibili vie da percorrere, il contributo dei cattolici democratici”. Sullo sfondo di questa riflessione si rivela di straordinaria attualita’ il profetico umanesimo sociale di Papa Francesco.
edito dal Quotidiano del Sud

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