Corriere dell'Irpinia

L’abitazione degli uomini è la Terra, la cartografia del Principato Ultra negli scritti di Marciano Di Leo

Si fa tentativo di restituire a Marciano Di Leo il ruolo decisivo nel dibattito scientifico di fine Settecento e inizio Ottocento il volume di Michele Sisto, edito da Terebinto Edizioni “L’abitazione degl’uomini è la Terra. Le Memorie Storiche Topografiche e la cartografia del Principato Ultra in un manoscritto inedito di Marciano Di Leo”, curato da Michele Sisto, pubblicato con il patrocinio del Comune di Frigento. Il volume sarà presentato il 7 agosto, alle 19, presso la Chiesa di Santa Maria Assunta in Cielo a Frigento.  A partecipare al dibattito il Prof. Carmine Ciullo, Sindaco di Frigento,  Mons. Pasquale Cascio, Arcivescovo di Sant’Angelo dei Lombardi-Conza-Nusco-Bisaccia, e il Prof. Carmine Pinto dell’Università degli Studi di Salerno. La serata sarà moderata dal Prof. Franco Di Cecilia.

Marciano Di Leo, intellettuale illuminista, offre una visione dettagliata dell’Irpinia antica e moderna nel suo manoscritto del 1816. Il testo, arricchito da oltre sessanta carte topografiche, descrive accuratamente l’antico agro irpino e fornisce una mappatura dettagliata dei distretti di Avellino, Ariano e Sant’Angelo dei Lombardi.

Tra il 1809, quando fu istituita l’Officina di statistica presso il Ministero dell’Interno, e il 1810, il sacerdote irpino fu impegnato ad elaborare e a redigere il Prospetto storico-politico-topografico della Provincia del Principato Ulteriore del Regno di Napoli. L’opera, manoscritta ed incompiuta, dimostrava un’ampia conoscenza della letteratura e delle fonti nel campo dell’economia, dell’agricoltura e della statistica, da appassionato cultore anche dei temi più strettamente scientifici.

Nel 1811, anno in cui fu organizzata dal governo di Gioacchino Murat un’articolata indagine statistica sulle condizioni del Regno di Napoli, Di Leo fu inserito nell’elenco dei redattori provinciali dell’inchiesta murattiana, selezionato tra i componenti delle Società di agricoltura (dal 1812 Società economica) e nominati dal Ministro su proposta degli Intendenti. Scelto tra gli intellettuali locali del tempo, con l’incarico di compilare la relazione finale della Statistica del Principato Ultra, organizzò la gran mole di dati ricevuti dai corrispondenti dei singoli comuni secondo i rigidi parametri ministeriali.

“Il suo impegno, il ripartire dopo gli errori – scrive il sindaco Carmine Ciullo nella prefazione – l’adesione ai  progetti di reali distanti dalle proprie idee – come lo erano i napoleonici – ce  lo rappresentano come intellettuale libero, non di parte (pronto a combattere  per sostenere i propri convincimenti, come avvenuto nella reazione alle derive  rivoluzionarie giacobine del 1799), disponibile a spendere il suo tempo, il suo  nome, la sua cultura per il bene supremo della comunità, intesa come insieme  dei figli di Dio, ovvero, sciogliendo il dettame della sua formazione religiosa,  l’umanità intera.  

Immortalare il ritratto di un personaggio famoso ma divisivo, illustre ma  volutamente dimenticato, potente ma disilluso dal potere, è un vanto ed una  soddisfazione, ma soprattutto aiuta il lettore a recuperare la memoria del poliedrico frigentino, a rivalutarne i lavori, a ricollocarlo nel posto che merita  all’interno della storia del nostro paese e dell’intera provincia”.

“Di Leo si sentiva un intellettuale fuori tempo rispetto a quelli che lo circondavano, ma anche superiore a qualche modesto erudito «che non poteva  insegnare se non quel tanto, che da altri appresero». Il sacerdote frigentino  voleva andare ben oltre – scrive Carmine Pinto nel presentare il volume – Lavorava a un libro, dopo aver pubblicato un sonetto  per il ritorno a Napoli dell’erede al trono, il principe Francesco di Borbone. Si  trattava di un volume di Memorie Storiche Topografiche, restato però inedito  e fino ad ora largamente sconosciuto. Michele Sisto, docente e studioso del  nostro Mezzogiorno, ha deciso di restituirgli vita, diffusione e conoscenza. Il  manoscritto, conservato nell’Archivio di Stato di Napoli, è stato trascritto con  incredibile fedeltà. Un risultato affascinante, innanzitutto perché sono passati  oltre due secoli dalla stesura che realizzò Marciano di Leo, sacerdote frigentino, intellettuale e animatore culturale che conobbe il Mezzogiorno borbonico,  rivoluzionario, napoleonico e quello della Restaurazione”

“Il Di Leo raccolto da Sisto – prosegue Pinto – è un interessante esempio dei ceti colti di  quella intensa e tumultuosa epoca. Proveniva dal ceto medio irpino e giunse  a Napoli (dove si laureò in teologia), il centro della vita e della cultura del  regno. Riuscì ad affermarsi come docente, scrittore e poeta, inserendosi nei  salotti di una capitale che viveva l’epoca dell’illuminismo europeo e del riformismo regio. Nel 1784, come molti ancora oggi, tornò nella terra e nella casa  di provincia, vivendo questo come una speranza e una occasione, sognando  una carriera e tentando un impegno sociale”. 

Ad emergere il ritratto di un personaggio estraneo alle battaglie politiche del tempo, preso solo dal proprio studio “si dedicò al contesto provinciale, alle specialità produttive,  insieme a tutte le analisi necessarie a conoscere la popolazione, le istituzioni,  le caratteristiche del territorio. In questo modo realizzò un documento unico,  per comprendere tanto la società e il mondo irpino del primo Ottocento, quanto  le mentalità e la cultura degli uomini della sua generazione intellettuale”. Pinto pone l’accento sul valore di cui si carica il volume “la pubblicazione di questo libro fa  rivivere le parole e i sogni del sacerdote che, nelle stanze di Frigento, voleva  dare una descrizione concreta e reale della provincia irpina, il mondo che aveva  interpretato e studiato per quasi tutta la vita”

 “Inserendo le sue riflessioni a mo’ di solchi ora paralleli, ora  intersecanti, ora sovrapposti, ai percorsi già tracciati da eminenti studiosi del  suo tempo, don Marciano – scrive Sisto . partecipa al dibattito scientifico contemporaneo in  un tempo pieno di rivolgimenti, certamente non facile, mostrando una curiosità tutt’altro che periferica o attardata, prendendo parte attiva alle scelte e  con tutta la passione che, secondo Hobbes, è alla base della curiosità, prima  ancora della ragione, animatrice di tutte le produzioni scientifiche, giuridiche,  politiche, tecniche e religiose, che ci innalzano al di sopra degli altri animali”

Sisto chiarisce come per Di Leo “L’essere umano ha il duplice ruolo di trasformatore del territorio, e  don Marciano ne è perfettamente consapevole ad esempio nel proporre ipotesi  viarie che muterebbero per sempre i rapporti economici e sociali dei territori  interessati all’attraversamento. Al contempo, l’uomo è spettatore dello spazio  naturale che egli stesso ha plasmato, ad esempio con le scelte colturali e le  “destinazioni d’uso” che impone all’orografia. In questo si fonda quel rapporto  osmotico tra cultura e natura, guidato dalla sete di conoscenza e, per il Di Leo,  dall’infinito amore di Dio5, che i savants della Respublica litteraria – tutti  coloro che coltivassero la passione, la “curiosità” per il sapere – si stavano  impegnando a discernere in tutte le sue componenti”

Dal popolo degli irpini alla viabilità a partire dalla riflessione su Per dove in questa Provincia si potrebbe aprire una strada  rotabile consolare, o Militare. Dalla Puglia alla volta di Napoli, che fusse la  più breve, la più comoda, vantaggiosa, e la meno dispendiosa. Un’analisi attenta che parte dalla descrizione delle principali strade dell’antichità che attraversavano l’Agro Irpino

“La stessa richiesta – scrive Sisto – pervenutagli dai Consigli di fornire un  parere sulla nuova strada da realizzare, restituita anche attraverso il corredo  di un’opportuna cartografia, rende giustizia del suo senso geografico, nel  senso più lato del termine, e della sua profonda erudizione, nonché della stima  goduta a seguito degli scritti per la Statistica e in qualità di autorevole membro  della Società Economica”. Dopo aver scartato i progetti fino ad allora approvati, si sofferma su un’unica scelta, quella per «Capo di Caudio», sull’attuale percorso della  Strada Statale 303, fino al Passo di Mirabella e poi verso Avellino, avendo «il  letto sempre eguale ed in piano». “L’unica strada, che si dovrebbe aprire per la Provincia di Principato  Ulteriore – si legge nello studio di Marciano Di Leo – e che divenir potrebbe Consolare, e Militare, rotabile, sarebbe  appunto quella che sull’autorità degli antichi Scrittori sostiene il Prati di essere stata la celebre via Appia, la quale se non fu già quella che  tenne Orazio con Mecenate nell’andare a Brindisi, fu certamente il ramo  principale della medesima, che portava lo stesso nome, e che fu prima  battuta da Scipione da Silla, da Cesare e da Pompeo, che ci viene descritta  nell’Itinerario di Antonino, mentre portava da Benevento ad Eclano, da  Eclano a Romulea al Ponte dell’Ofanto ed a Venosa”.

Sisto evidenzia la capacità di Di Leo di analizzare le caratteristiche del territorio, lamentandosi dell’incapacità dell’uomo di raccordare ad esse la scelta delle varietà colturali, evidenziando come spesso  “inadatte  sono le tecniche lavorative e su ogni aspetto negativo dominano alcuni dei  peggiori vizi umani”

Michele Sisto, geologo e cultore della materia presso l’Università degli Studi del Sannio, consegna un’opera che va oltre la semplice cartografia per abbracciare una visione del paesaggio come teatro della vita umana. “Siamo entusiasti di presentare al pubblico questo manoscritto unico, che rappresenta un tassello fondamentale della nostra eredità culturale,” afferma l’editore Ettore Barra. “Grazie al lavoro meticoloso di Michele Sisto, possiamo riscoprire un’opera che ci offre una finestra su un passato ricco e complesso.”

Michele Sisto, geologo, è autore di numerosi volumi dedicati al patrimonio dell’Appennino meridionale. Ha partecipato a oltre sessanta convegni in Italia e all’estero, e attualmente è membro di importanti comitati scientifici, tra cui la Fondazione Sistema Irpinia e il Progetto Appia Antica.

 

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