Corriere dell'Irpinia

L’altra Pompei, vite comuni all’ombra del Vesuvio

La vita quotidiana della popolazione comune, composta da schiavi, liberti, artigiani e lavoratori di varia categoria, quella Pompei spesso silenziosa nelle fonti antiche, è in
primo piano nella mostra “L’altra Pompei. Vite comuniall’ombra del Vesuvio” in programma dal 15 dicembre alla Palestra grande degli scavi di Pompei.
“L’altra Pompei” rappresenta quell’80% della popolazione meno abbiente che abitava la città. Il racconto delle vite comuni di questa maggioranza vuole restituire loro memoria e dignità storica, contribuendo a completare l’immagine della vita dell’epoca, integrando libri storici e guide della città antica che non sempre vanno oltre le ricche dimore dai raffinati arredi e decorazioni.
La maggior parte di questa popolazione abitava in case formate da pochi ambienti e solo una ristretta fasciasociale viveva nelle case ad atrio. Questa miriade di
spazi anonimi e di persone sconosciute costituisce il tessuto urbano e sociale dell’antica Pompei, che la mostra intende esplorare attraverso un itinerario in cui il pubblico potrà ammirare le ricostruzioni quasi complete di alcuni di questi spazi abitativi che sono stati teatro di vita reale.
Alcune delle più recenti scoperte hanno infatti restituito straordinari contesti quotidiani che vengono riproposti come fulcro del percorso espositivo e che arricchiscono ulteriormente questo racconto. Come la stanza degli schiavi rinvenuta nella villa suburbana di Civita Giuliana, tuttora in corso di scavo, in cui è stato possibile effettuare il calco dell’arredo
completo che restituisce l’immagine fedele di quell’ambiente: la riproduzione del calco di uno dei giacigli, una semplice brandina con rete di cordini, esposta in anteprima in una bottega del sito come esempio di letto di uno schiavo, è ora esposta in mostra all’interno della stanza completamente ricostruita.
“La mostra racconta una bellezza diversa da quella abituale, classica e marmorea, e propone invece l’estetica della vita quotidiana, degli oggetti e delle immagini che circondavano la gente comune e che abbiamo cercato di valorizzare con un allestimento
molto originale, a cura dell’architetto Vincenzo De Luce. – sottolinea il Direttore del Parco, Gabriel Zuchtriegel – Ma racconta anche l’umiltà, la povertà e la schiavitù, aspetti che ci aiutano a capire perché a quell’epoca molte persone cercavano nuove risposte e prospettive, una situazione che in ultima analisi ha portato all’eredità più importante e durativa del mondo classico”

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