Corriere dell'Irpinia

L’arcivescovo Arnolfo in visita all’Abbazia del Goleto lungo il cammino di Guglielmo

L’arcivescovo metropolita di Vercelli Marco Arnolfo, su invito dell’abate ordinario di Montevergine, Riccardo Luca Guariglia, ospite alla Basilica Santuario dei festeggiamenti di San Guglielmo, ha voluto visitare la seconda abbazia che il pellegrino di Vercelli edifico in Alta Irpinia dopo quella sul Monte Partenio. Accompagnato dal suo vicario, Mons. Stefano Bedello e per la congregazione benedettina si Montevergine, da Don Anto Don Antonio Chirichiella, l’alto prelato è giunto all’abbazia del Goleto intorno alle 12,30, accolto dal rettore, Don Salvatore Sciannamea e dall’architetto Angelo Verderosa che gli hanno illustrato rispettivamente la storia del santo e la sua esperienza irpina e lo stato dei lavori oramai in dirittura d’arrivo, della potente, quanto suadente e meravigliosa struttura.
A raggiungere l’arcivescovo per un doveroso saluto di benvenuto, il sindaco di Sant’Angelo, Rosanna Repole, alla quale si è presto aggiunto l’arcivescovo della Diocesi di Sant’Angelo-Conza-Nusco-Bisaccia, Monsignor Pasquale Cascio, accompagnato dal vicario generale e direttore dell’Ufficio Beni Culturali della Diocesi, Don Tarcisio Luigi Gambalonga. Giudicata assai interessante da Monsignor Arnolfo, la visita guidata alla chiesa Antica, alla Torre Febbronia, allo spettacolare e restituito ambiente senza volta della vecchia chiesa il cui tetto crollò, ma oggi con i due archi di nove metri e mezzo ciascuno, ricostruiti con pietre raccolte durante i lavori di scavo nella zona esterna intorno la struttura e pazientemente e magnificamente integrate con altri materiali lapidei simili da una ditta specializzata in restauri, sotto la direzione dei lavori dall’architetto Verderosa.
Era un giovane prete quando 44 anni fa, con un gruppo di volontari, arrivò in Irpinia a dare aiuto e sostegno alle popolazioni colpite dal terribile sisma del 1980.
“Il cammino di un cristiano, di un uomo, non termina mai -ha commentato l’arcivescovo -. E’ occasione per vedere, conoscere, apprezzare ed amare la natura, i luoghi che si percorrono, incontrare i propri simili, confrontarsi, e poi ritrovarsi, pregare e pensare e provare ad aiutare il proprio prossimo. Guglielmo da Vercelli ci ha dato e lasciato questo grande insegnamento che dobbiamo tradurre e applicare per noi stessi e per gli altri”.
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Emanuele Do, Salvatore Sciannamea e altri 15

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