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Le Canzoni della Cupa di Capossela sui binari dell’Avellino-Rocchetta

Oggi la presentazione alla stazione di Conza-Andretta-Cairano

 

Si carica di un valore forte la scelta di Vinicio Capossela di presentare il suo nuovo album “Canzoni della Cupa" – oggi appuntamento alle 16.30 – lungo i binari dell’Avellino Rocchetta. E’ la conferma di un percorso che vede da tempo il cantautore di origini irpine in prima linea nella battaglia per riaprire la tratta ferroviaria. Una battaglia che appare oggi ad un passo dall’essere vinta. «Abbiamo pensato alla stazione di Conza-Andretta-Cairano,  – spiega Capossela – per rinnovare l’attenzione sulla linea ferroviaria tecnicamente sospesa e per ricordarci che la ferrovia ha unito le genti più ancora che separarle». E’ un disco che racconta la terra irpina, quello di Capossela, contaminando i suoni della tradizione con ritmi di tutto il mondo: «La prima registrazione avvenne al secco della stagione, nell’estate 2003. Una sessione scarna, disseccata, appunto. … E poi, undici anni dopo, la sessione nell’ombra dell’autunno 2014 dilatata fino al 2015. Quei brani avevano generato altri brani che si raccolsero in una sessione ritirata, registrata tra i vicoli del paese dell’Eco, al fuoco di fornacella, nel paese dell’origine.  Dalla frontiera maternale d’oriente, quella del gallo turco nascosto già nel bagagliaio di liveinvolvo, sono poi dilagate oltre oceano, fino a raggiungere l’altra frontiera che le coste paternali dell’Ofanto da sempre mi evocano… Quel west che qui tutti si vogliono fottere, tanto hanno avuto esperienze di selle, muli, ferrovie e paesaggi da resa dei conti.
Dalla frontiera del lupo, le vallate irpino lucane, alla terra del coyote, l’opera si è andata completando con la frontiera texano mexicana di Flaco Jimenez in San Antonio, Texas, quella dei Calexico del deserto di Tucson, fino a quella dei Los Lobos, i lupi che stracciano la notte tra Messico e California.
Nei vicoli del paese dell’origine sono venuti in diversi, voci e strumenti che del canto della terra hanno esperienza, Giovanna Marini, Enza Pagliara, Antonio Infantino, la Banda della Posta, Francesco Loccisano, Giovannangelo De Gennaro, e da più lontano Howe Gelb, Victor Herrero, Los Mariachi Mezcal, Labis Xilouris, Albert Mihai». Quindi si sofferma sulle due facce dell’album, quelle che contraddistinguono ogni terra dell’Italia interna: «Ogni paese dell’Italia interna… conosce questa geografia dell’anima. Ognuno di questi paesi è diviso in due lati, un lato in luce e uno in ombra, un dualismo che compone un’unità immobile. Ferma in un tempo circolare, che si ripete in eterno, come il tempo della terra e delle stagioni. Ognuno di questi paesi ha una contrada detta Cupa, un lato meno battuto dal sole dove l’immaginario e l’inconscio hanno ubicato le Leggende, e un lato riarso sul dorso della terra, un lato chiarito dall’ordine del Lavoro».

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