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Lettera aperta al sindaco Nargi

Caro sindaco Nargi,
ho letto con grande attenzione quelle che lei definisce “dichiarazioni programmatiche” e appena conclusa la lettura mi è venuto in mente il duetto tra la meravigliosa Mina e il tanto amato Alberto Lupo, scomparso alcuni anni fa. Lui, Lupo, se la memoria non mi inganna, sciorinava parole d’amore e lei, Mina, al contrario, ripeteva quasi in cantilena “parole, parole, parole”.

Non me ne voglia: sa quanta stima nutro per lei e come vorrei che l’amore che la lega alla città potesse dare i successi sperati. Le parlo da giornalista dalla memoria inossidabile soprattutto sulla conoscenza della città. Partendo da questa considerazione sono andato a ricercare nel mio archivio personale le “dichiarazioni programmatiche” dei suoi predecessori e mi sono accorto che tra sogni e realtà esse contenevano riferimenti di una strategia di lungo respiro e una programmazione socio-economica di una città che guardava lontano. Parlo degli ex sindaci Antonio Matarazzo, Angelo Romano, Massimo Preziosi, Antonio Aurigemma, Enzo Venezia e Antonio Di Nunno.

Si tratta di documenti di elaborazione strategica per la città i cui indirizzi in parte sono stati realizzati, in parte aspettano ancora concretezza. Forse, ma senza forse, se le avessero consigliato di dare uno sguardo, le sue “dichiarazioni” sarebbero state meno generiche. Oppure, me lo consenta, se avesse, prima di consegnare alla città il suo scritto, ascoltato gli ordini professionali si sarebbe accorta che la città che lei ha in testa è riduttiva rispetto ai veri bisogni.

Mi creda, non è una critica, è solo un suggerimento e un gesto per una leale collaborazione. Ciò che non va, comunque, sarà mia cura segnalarlo nei prossimi giorni, quando il dibattito consiliare avrà meglio chiarito le idee prodotte per la rinascita della nostra Avellino, capoluogo dell’Irpinia.
Con il dovuto rispetto.

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