Un ospite davvero speciale, lunedì 6 maggio, alle ore 10, al Liceo “Publio Virgilio Marone”, guidato dalla dirigente Lucia Forino. Don Luigi Merola, già parroco di Forcella e prete anticamorra, tanto da essere sotto scorta dal 2004, per le minacce di morte subite dalle organizzazioni criminali, incontrerà gli studenti della scuola avellinese, nell’ambito della rassegna dedicata ai “Testimoni del presente”, grazie all’iniziativa dei docenti Carlo Picone e Giuseppe Campiglia.
Si tratterà di un momento di grande interesse, che vedrà protagonista un uomo di Chiesa che ha fatto dell’impegno civile e sociale la sua ragione di vita. La sua lotta per la legalità in contesti difficili come i quartieri più degradati e alto tasso di criminalità, il suo impegno quotidiano.
Un sacerdote sulle barricate per il quale “essere cittadini significa impegnarsi giorno dopo giorno”, contro tutte le forme di esclusione sociale, contro la dispersione scolastica, la vera e propria emergenza educativa, che favorisce la crescita e lo strapotere delle mafie. Convinto che “oggi in Italia non ci sia solo un vuoto economico ma anche e soprattutto culturale” e che, in determinate realtà. siano particolarmente forti i condizionamenti che spingono a delinquere, tanto che “nessuno nasce delinquente, lo si diventa”. Per don Luigi Merola, insignito dell’onorificenza di cavaliere della Repubblica, nel 2012, dal presidente Napolitano, l’istruzione riveste infatti una funzione essenziale. Più che nel ruolo repressivo delle forze dell’ordine, pur fondamentale nel contrasto alla camorra, quello in cui egli crede è “l’esercito di insegnanti ed educatori, di genitori che devono tornare a fare i genitori, i preti che devono tornare a fare l’oratorio”, come strumenti di lotta ancora più efficaci. I suoi punti di riferimento, esplicitati nelle sue pubblicazioni, dalla sua esperienza alla parrocchia di San Carlo Borromeo alle Brecce, a Napoli, fino a quella di Forcella, prima di dedicarsi all’attività di consulenza per il Miur e all’opera della Fondazione onlus “A Voce d’e creature”, nell’altro quartiere napoletano dell’Arenaccia, sono San Giovanni Bosco, don Lorenzo Milani ed il martire della camorra don Peppe Diana. Proprio la veemente omelia che proferì nel 2004 dopo la morte di Annalisa Durante, vittima innocente della camorra a soli 14 anni, gli attirò la condanna dei boss che spadroneggiavano a Forcella. Di fronte a cui non si è mai piegato, continuando imperterrito nel suo percorso appassionato, che ha al centro la necessità di ribellarsi al malaffare, nel segno dell’equazione legalità, giustizia sociale, responsabilità. Don Luigi, nato a Villaricca, 46 anni fa; figlio di operai, presbitero, ordinato sacerdote nel 1997, laureato in teologia e in scienze sociali oltre che scrittore; è stato autore di “Forcella tra inclusione ed esclusione sociale” nel 2010, poi, insieme al compianto Marcello D’orta, di “A Voce ‘e creature”, nel 2012, e, nel 2016, del volume “La camorra bianca”. Come pubblicista iscritto all’ordine dal 2008, ha rivolto condivisibili strali polemici nei confronti della tv di Maria De Filippi, “cattiva maestra d’Italia” e degli autori della nota serie “Gomorra”, perché introducessero la figura dello Stato, pressoché assente nella fiction di successo.