Corriere dell'Irpinia

L’Imprenditoria e la Questione Meridionale

di Rosa Bianco

L’imprenditoria rappresenta una delle forze motrici fondamentali per lo sviluppo economico e sociale di una nazione. In Italia, tuttavia, esiste una marcata disparità tra le regioni settentrionali e meridionali, che influenza profondamente il tessuto imprenditoriale del Paese. La cosiddetta “Questione Meridionale” è un problema storico e complesso che coinvolge aspetti economici, sociali e politici, e che continua a rappresentare una sfida significativa, per il progresso del Mezzogiorno. Come sottolineava già nel XIX secolo il meridionalista Pasquale Villari, “la questione meridionale non è solo economica, ma è questione morale e politica, questione di civiltà e di progresso”. 

 L’Imprenditoria come strumento di sviluppo

L’imprenditoria è senza dubbio uno strumento fondamentale per promuovere la crescita economica, creare posti di lavoro e migliorare le condizioni sociali. Nel contesto meridionale, dove il tasso di disoccupazione è tradizionalmente più alto rispetto al Nord e il reddito medio è inferiore, l’impulso imprenditoriale può offrire una via d’uscita dalla stagnazione economica. Come osservava il grande economista Federico Caffè, “lo sviluppo non può essere solo misurato in termini di PIL, ma deve tener conto delle opportunità reali offerte agli individui”.

Tuttavia, l’imprenditoria nel Mezzogiorno affronta sfide particolari. La carenza di infrastrutture adeguate, l’accesso limitato al credito, la burocrazia opprimente e la presenza della criminalità organizzata sono ostacoli, che scoraggiano l’iniziativa imprenditoriale. A questi si aggiungono la fuga di cervelli e la migrazione interna, che privano le regioni del Sud di risorse umane qualificate. Come diceva il Presidente della Repubblica Luigi Einaudi, “il più grande male economico non è l’inflazione, ma l’emigrazione di cervelli, che priva il Paese delle sue risorse più preziose”.

 Ostacoli strutturali e culturali

Uno dei principali problemi strutturali, che affligge l’imprenditoria nel Sud Italia è la mancanza di infrastrutture moderne ed efficienti. Strade, ferrovie e reti di comunicazione sono spesso inadeguate, creando un ambiente sfavorevole per il commercio e l’industria. Come denunciava già Gaetano Salvemini agli inizi del XX secolo, “senza strade e senza ferrovie, il Mezzogiorno non potrà mai progredire”. Inoltre, la burocrazia italiana, notoriamente complessa, rappresenta un ulteriore ostacolo, per chiunque voglia avviare un’impresa. Questo problema è accentuato nel Sud, dove la lentezza e l’inefficienza amministrativa sono ancora più pronunciate.

A questi problemi strutturali si aggiungono quelli culturali. Nel Mezzogiorno esiste una diffidenza radicata verso il rischio imprenditoriale, alimentata da una storia di insuccessi e fallimenti. Questa cultura del pessimismo e della rassegnazione frena l’innovazione e l’iniziativa personale, elementi fondamentali per il successo imprenditoriale. Già Giustino Fortunato, una delle figure più lucide del meridionalismo, osservava come “la rassegnazione, figlia della povertà e della mancanza di speranza, è il più grande nemico del progresso nel Sud”. Inoltre, la presenza pervasiva della criminalità organizzata, che spesso estorce denaro e impone condizioni agli imprenditori locali, rappresenta un ulteriore deterrente. Giovanni Falcone, a tal proposito, affermava “la mafia non è un cancro inestirpabile, ma un fenomeno umano e come tutti i fenomeni umani ha un principio, una sua evoluzione e avrà quindi anche una fine”.

 Opportunità e prospettive

Nonostante queste difficoltà, il Sud Italia presenta anche significative opportunità per l’imprenditoria. Le risorse naturali, il patrimonio culturale e artistico e il potenziale turistico sono elementi che, se sfruttati adeguatamente, possono rappresentare importanti volani di sviluppo. Settori come l’agricoltura di qualità, l’industria agroalimentare, il turismo sostenibile e le energie rinnovabili offrono prospettive di crescita significative. Come ricordava Carlo Azeglio Ciampi “il Sud non deve essere considerato una palla al piede, ma una grande risorsa che l’Italia deve saper valorizzare”.

Inoltre, le politiche di coesione dell’Unione Europea e i fondi strutturali destinati al Mezzogiorno rappresentano una risorsa molto importante, per stimolare l’imprenditoria. Tuttavia, l’efficacia di questi strumenti dipende dalla capacità delle istituzioni locali e nazionali di gestirli in modo efficiente e trasparente e cioè di un’ adeguata classe dirigente, qualificata e competente.  In questo contesto, Benedetto Croce evidenziava che “l’Italia non potrà mai risorgere veramente, se il Mezzogiorno non sarà finalmente liberato dai vincoli del sottosviluppo”.

 Il ruolo delle Politiche Pubbliche

Le politiche pubbliche giocano un ruolo fondamentale nel sostenere e promuovere l’imprenditoria nel Mezzogiorno. È necessario un intervento coordinato, che miri a migliorare le infrastrutture, semplificare la burocrazia e contrastare la criminalità organizzata. Inoltre, sono essenziali politiche che incentivino l’innovazione e la formazione, offrendo supporto finanziario e tecnico agli aspiranti imprenditori. Come affermava Alcide De Gasperi, “lo Stato deve essere al servizio dei cittadini e delle imprese, non un ostacolo alla loro crescita”.

Un esempio positivo in tal senso è rappresentato dalle zone economiche speciali (ZES), che offrono incentivi fiscali e agevolazioni burocratiche, per attirare investimenti. Tuttavia, per essere realmente efficaci, queste misure devono essere accompagnate da un miglioramento generale dell’ambiente economico e sociale. Cosi come evidenziava Giorgio Napolitano, “le misure straordinarie devono essere accompagnate da un cambiamento profondo della cultura istituzionale e sociale del Sud”.

La Questione Meridionale rappresenta una delle più intricate e persistenti sfide nella storia del nostro Paese, una problematica che affonda le sue radici in secoli di squilibri socio-economici e di disparità territoriali. È una questione che non può essere trattata con superficialità o con interventi isolati, ma richiede un approccio concertato, capace di coinvolgere l’intero sistema nazionale, dalle istituzioni governative fino ai cittadini comuni, passando per il mondo imprenditoriale e accademico. Solo un impegno sinergico e costante potrà consentire di superare i nodi critici che affliggono il Mezzogiorno e di avviare un processo di riscatto reale e duraturo.

In questo contesto, l’imprenditoria assume un ruolo cruciale, non solo come motore di sviluppo economico, ma anche come catalizzatore di trasformazione sociale e culturale. È qui che diventa imprescindibile un intervento deciso e coordinato da parte delle istituzioni, che devono farsi promotrici di politiche capaci di incentivare la nascita e la crescita delle imprese, favorendo l’innovazione e la competitività. Al tempo stesso, è necessario un coinvolgimento attivo della società civile, che deve essere educata a un nuovo spirito imprenditoriale, basato su valori di responsabilità, sostenibilità e innovazione. Il settore privato, dal canto suo, deve riscoprire il ruolo di attore protagonista nello sviluppo territoriale, investendo non solo in termini di capitale, ma anche di competenze e conoscenze.

Il grande statista e pensatore Don Luigi Sturzo, con la sua celebre affermazione “il progresso del Sud è il progresso dell’Italia intera”, ci ricorda quanto il destino del Mezzogiorno sia strettamente legato a quello dell’intero Paese. Ignorare la Questione Meridionale significa, di fatto, condannare l’Italia a un progresso zoppo, incapace di esprimere appieno le sue potenzialità. Al contrario, solo attraverso un impegno collettivo e una visione strategica di lungo termine, sarà possibile trasformare il Sud in un volano di crescita per l’intera nazione.

Il futuro del Mezzogiorno non può più essere rimandato a un domani indefinito. È necessario agire ora, con determinazione e con una prospettiva che sappia coniugare il rispetto delle identità locali con l’esigenza di innovazione e modernità. Solo attraverso un approccio integrato e sostenibile, capace di coinvolgere tutti gli attori in gioco, sarà possibile trasformare le straordinarie potenzialità del Sud Italia in realtà concrete, promuovendo una crescita incisiva e duratura, che non solo colmerà le storiche lacune del Mezzogiorno, ma contribuirà in modo determinante al benessere e alla prosperità dell’intero Paese.

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