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L’insidiosa agenda dell’autunno 

In questo ultimo scorcio d’estate si sta mettendo a punto l’agenda politica di un autunno che si prospetta, su più fronti, particolarmente caldo. Ai problemi economici che da sempre accompagnano la ripresa postferiale, quando si predispone la manovra economica per l’anno successivo, si aggiungono le mai sopite polemiche fra maggioranza e opposizioni e le tensioni interne ai partiti di entrambi gli schieramenti, che ora lambiscono anche il monolite grillino alla vigilia di un’auspicata presa del potere che scatena rivalità e appetiti finora rimasti sotto traccia.

Tutti ingredienti che si mescolano insieme nel calderone infuocato di una campagna elettorale incipiente, vissuta come sempre in Italia in un clima da ultima spiaggia o, se vogliamo, da resa dei conti definitiva fra irriducibili visioni del mondo e della politica, che poi tali non sono, come si è puntualmente verificato nella mediocre gestione di vittorie elettorali che si volevano epocali ma tali non erano.

Dunque, economia, manovre parlamentari, votazioni al cardiopalmo a cominciare dalla legge sulla cittadinanza, saranno i prevedibili punti di frizione dei prossimi mesi, insieme al tema sempre caldo delle migrazioni e al “caso Regeni” che chiama in causa la capacità della nostra diplomazia e delle nostre istituzioni governative di far valere le ragioni del diritto e del rispetto della dignità della persona nei confronti di uno Stato – l’Egitto – ma anche di una prestigiosa istituzione culturale come l’università inglese di Cambridge che aveva commissionato una insidiosa ricerca al giovane ricercatore italiano e che non è stata meno reticente del governo cairota sui tanti punti oscuri che hanno accompagnato la tragica missione di Giulio Regeni.

A questo già complicato groviglio di questioni si è aggiunto nelle ultime ore lo spettro del terrorismo, che ha colpito crudelmente la Spagna, dimostrando di poter disporre ancora, nonostante i duri colpi subiti in Iraq e in Siria, di una capacità offensiva imprevedibile e micidiale. Si è osservato che finora, tra i principali Paesi europei, l’Italia come la Spagna erano stati risparmiati dalla disseminazione del terrorismo jihadista nel Vecchio continente, e che dunque l’attacco criminale portato a Barcellona mette giustamente in allarme anche noi. Un invito dunque a tutti, autorità politiche e di sicurezza, ma anche opinione pubblica, a tenere la guardia alta e i nervi saldi; ma il problema è anche un altro, e riguarda l’atteggiamento complessivo di un popolo di fronte ai problemi comuni e tanto più di fronte alla violenza terroristica.

Commentando la strage di Barcellona, un osservatore acuto come Roberto Toscano, già ambasciatore e ora residente da molti anni in Spagna, ha sottolineato su “la Repubblica” un aspetto peculiare e positivo dello spirito pubblico degli spagnoli, che condividono “una sostanziale fiducia nello Stato, che viene tenuto distinto dai partiti e dalla politica, anche in Spagna come da noi oggetto dei più bassi indici di gradimento”. E’ proprio ciò che manca alle nostre latitudini, essendo gli italiani nella loro maggioranza incapaci di tenere le istituzioni –vero bene comune – al riparo dalla dialettica politica, anche la più aspra. E’ questo il motivo per cui a Madrid ma anche a Bruxelles cioè nel cuore dell’Europa, crisi politiche prolungate ed elezioni a ripetizione non hanno impedito di migliorare le performance economiche, mentre da noi questa prospettiva è vista come un incubo minaccioso.

La diffidenza, quando non l’ostilità aperta verso lo Stato sta iscritta, purtroppo, nel Dna della nostra storia, prima e dopo l’unità, e a questo sentimento non è estraneo il modo in cui il progetto unitario fu realizzato. In tempi più recenti, la becera retorica leghista e la gaglioffa polemica berlusconiana sui presunti colpi di stato a ripetizione che l’avrebbero privato del potere non hanno certo contribuito a rinsaldare un pur legittimo orgoglio nazionale. Ed è anche l’assenza di un collante di questo tipo che rende irta di ostacoli l’agenda del prossimo autunno.

di Guido Bossa edito dal Quotidiano del Sud

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