Corriere dell'Irpinia

I venti anni della Lumanera, Vietri: l’omaggio alla Mater che abbraccia le radici e il mondo

“Abbiamo scelto di partire dalle tradizioni per arrivare a dialogare con il mondo”. Spiega così Massimo Vietri il senso del nuovo disco dei Lumanera. Si intitola “Mater” e si fa sintesi di un percorso cominciato venti anni fa. Una sfida presentata questa sera nel corso di uno showcase al Jigger Bar. A comporre la formazione, al fianco di Massimo Vietri alla chitarra e voce, Maria Irpino – voce, Gioacchino Acierno – organetto e voce, Massimo Testa – chitarra elettrica, Valter Vivarelli – batteria e tamburi a cornice, Diego Iannaccone – basso elettrico, Fabio Soriano – fia. “Abbiamo cominciato per gioco – prosegue Vietri – e a poco, a poco, abbiamo preso coscienza del progetto che aveva preso vita. Questo disco suggella la nostra maturità e richiama, fin dal titolo, la centralità che riveste per noi la madre Terra. Oggi, più che mai, diventa importante parlare del futuro della nostra terra che dovremo lasciare a chi verrà dopo di noi. Poco conta che la si chiami Cibele, Mater matute, o Madre Terra, è un tesoro da salvaguardare ma il nostro è un omaggio anche alla terra irpina, quella terra a cui fa riferimento anche il nome scelto per il gruppo, la lumanera. Partiamo dalle radici per incontrare il mondo,  i linguaggi musicali servono per superare i confini: al di là della lingua usata, sappiamo di riuscire sempre a trasmettere il sentimento che c’è dietro queste canzoni. Le nostre tradizioni incontrano altri generi, nel segno di una contaminazione che avviene in maniera quasi naturale”.

Alla preghiera laica alla Madre Terra si intrecciano racconti e storie “Nel disco entrano con forza anche ritratti di personaggi che raccontano passato e presente dell’Irpinia e della nostra società, da quella di Mariniello, personaggio emblematico per questa città, difficile dimenticare il suo volto, viveva per strada e tutti lo conoscevamo, a Libera, che richiama l’esperienza di Mimmo Lucano, attraverso la vicenda di una famiglia che arriva in Italia, in cerca della libertà. Approda in Calabria e qui accade il miracolo, perchè chi li accoglie riconoscerà in loro i migranti di 50 anni che giunsero in America dalla nostra terra”. Vietri rivendica con forza il suo essere internazionale “Abbiamo bisogno di andare nel mondo con le nostre radici e parlare con tutti. Ogni terra si nutre di luoghi di incontri, scambi musicali, la musica può avere un valore curativo. Da questo punto di vista l’Irpinia ha delle punte di eccellenza, rappresenta un autentico laboratorio, sarebbe bello che gli amministratori promuovessero gli artisti del territorio come fa la Puglia, anche attraverso scambi e gemellaggi con altre regioni. Quando mi è capitato di suonare con artisti di tutto il mondo, mi sono sentito ripetere sempre la stessa cosa, che i pezzi sono davvero forti, anche se non comprendono le parole. Il messaggio che trasmettono è universale”. Quindi si sofferma sul forte riscontro del pubblico ” che va dai 5 ai 90 anni, dalle persone più semplici a quelle più istruite, riceviamo messaggi che ci emozionano. E sorprendere il calore che percepiamo”. Un viaggio in trasformazione costante, difficile da classificare sotto un’unica etichetta. Ribadisce come “sarebbe semplicistico ridurre la nostra musica a una ricerca sulle tradizioni, è un’etichetta che ci sta stretta, vi si intrecciano cantautorato, funky, rock, jazz, poichè c’è anche tanta libertà di improvvisazione. Ed è in questa varietà la nostra forza”

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