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Marinelli (Confesercenti): “Mutui, affitti, bollette e benzina, crescono le spese fisse per le famiglie”

Una persona fa la spesa in un supermercato di Milano, 30 settembre 2021. A novembre, l'inflazione accelera nuovamente registrando un +3,8% dei prezzi su base annua e "portandosi a un livello che non si registrava da settembre 2008". E' quanto rileva l'Istat nelle stime preliminari sottolineando anche che l'inflazione di fondo sale a livelli che non si vedevano da marzo 2013. ANSA/DANIEL DAL ZENNARO

“L’incidenza dei costi obbligati sui bilanci delle famiglie è in continua crescita e determina una limitazione del budget destinato all’acquisto di beni e servizi”. Così Giuseppe Marinelli, presidente provinciale di Confesercenti Avellino. “In base alla previsione per il 2024 – prosegue – la quota delle spese fisse sul totale delle disponibilità finanziarie è del 42%, oltre 5 punti in più rispetto al 1995 e 1,5 in più rispetto al 2019. Ai beni commercializzabili, invece, sono destinati il 38,3% delle risorse (pari ad uno 0,3% in meno rispetto allo scorso anno e 7,8 punti di percentuale in meno rispetto al 1995). Ai servizi, poi, viene destinato il 19,9% del bilancio familiare, un dato in crescita dello 0,7% se raffrontato al 2023, ma in calo rispetto al 1995 di 2,6 punti di percentuale”.

“In definitiva gli irpini, e più in generale gli italiani, hanno meno soldi da destinare alla spesa e per di più il potere di acquisto è progressivamente diminuito, con una impennata negli ultimi anni, a causa della crescente inflazione.
Tra le spese fisse che maggiormente pesano su stipendi, salari e pensioni c’è la voce destinata all’abitazione per mutui, affitti e manutenzioni (oltre il 50%), mentre le bollette di energia elettrica, gas per cucinare, riscaldamento e acqua assorbono il 35%, la restante parte spese sanitarie e carburante per l’automobile, anch’esse in crescita”.

“A spingere le spese obbligate sono i prezzi in aumento, in misura nettamente superiore rispetto ai beni ordinari, e non le preferenze dei consumatori. Una dinamica che frena la crescita economica e penalizza il settore commerciale e in particolare i negozi fisici, colpendo gravemente gli esercizi di vicinato”.

“Per tutte queste ragioni – conclude Marinelli – ancora una volta appare evidente come la questione nevralgica sia quella del recupero del potere d’acquisto delle famiglie, ma anche la necessità di strategie di crescita complessiva del terziario e degli altri comparti economici, attraverso interventi specifici, in particolare nelle aree geografiche di maggiore sofferenza, come la nostra”.

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