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Masullo e la società di automi

Di Vincenzo Fiore

Ci sarebbero numerosi modi per omaggiare una delle menti più straordinarie che il Novecento ha regalato alla nostra amata, ma troppo spesso distratta e arroccata su se stessa Avellino. Vorrei però farlo partendo da un ricordo personale, avendo avuto il privilegio di essere stato uno degli ultimi intervistatori del filosofo Aldo Masullo; in quanto, successivamente, le sue condizioni si sono aggravate a causa di un male contro il quale combatteva da circa un decennio, prima di spegnersi definitivamente all’età di 97 anni a Napoli, sua città adottiva. Insolitamente, data la sua immensa formazione filosofica, la nostra conversazione non andò a vertere su tematiche quali l’esistenzialismo o l’idealismo, di cui Masullo è stato inarrivabile interprete e studioso, ma in particolare su una poesia che egli aveva scritto in quei giorni. Giorni nei quali si ritornava a parlare dell’ennesimo anonimo bambino annegato nel Mediterraneo. Di questo corpicino non risparmiato dalle onde, l’autopsia non riuscì a rivelarci molto. Tuttavia, nascosta all’altezza del cuore, nel taschino della camicia, il medico legale trovò cucita una pagella. Il filosofo ci tenne a farmi ascoltare i suoi versi di una straziante bellezza:

La portavi cucita sul petto

– medaglia al tuo valore

risorsa estrema per avere almeno

un poco di rispetto –

l’orgogliosa pagella di scolaro

tu, solitario ragazzino perso

nell’immensa incertezza del migrare

corpicino in balia d’infide forze.

Non t’è servita

a salvarti la vita

ma t’è rimasta stretta sopra il cuore

fedele come il cane di famiglia

a custodir del tuo abbandono l’onta

e finalmente sbatterne l’orrore

in faccia all’impunita indifferenza

della presente umanità d’automi.

L’intervista prese non caso il titolo: Stiamo diventando una società di automi, nella quale Masullo approfittò per esprimere delle riflessioni sul mondo della scuola, argomento d’interesse che è stato in primo piano negli ultimi anni della sua vita. Un interesse che in lui si sviluppa già verso la fine degli anni ’60,   quando l’attività di docenza gli fa maturare l’idea della necessità di un rinnovamento del mondo universitario e del sistema scolastico. Questo impegno gli aprì infatti la candidatura nelle file del Partito Comunista Italiano, dove sarà eletto deputato come indipendente nel 1972.

Masullo era stato un promotore dei cambiamenti necessari che la vecchia scuola richiedeva di attraversare, tuttavia negli ultimi anni non era stato in silenzio dinanzi alle scimmiottature aziendalistiche che in alcuni casi rischiano di snaturare l’essenza dell’istituzione del sapere. Perché un cambiamento non significa necessariamente progresso. Innovare non è automaticamente migliorare. Se dunque un bambino senza genitori, senza casa, senza nulla attraversa un continente portando con fierezza, come carta d’identità, il valore del suo studio e di quello che ha imparato, noi occidentali, figli di paesi cosiddetti “civili”, ci stiamo invece impegnando a distruggere quello che dovrebbe essere il tempio sacro della conoscenza. Un tempio dove, nonostante tutto – e quel nonostante tutto nasconde un mondo, direbbe un altro pensatore a me caro – quei docenti ancora pieni di passione ed entusiasmo, diventano non i custodi del sapere, ma la forza trainante delle giovani generazioni atte a creare una società di esseri “umani”.

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