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Non è mai finita

 

Quella fu una grande stagione. Con molte luci e non poche ombre. Anche se, io credo, e i fatti lo oggi lo testimoniano, tangentopoli fu, è, e sarà italico costume. E non solo. Che ci fosse necessità di fare pulizia nel rapporto politica- affari si ricavò subito dalla reazione della pubblica opinione che si ebbe ad ogni tintinnio di manette. In qualche caso vi fu esagerazione ed eccessivo protagonismo, ma il marcio scoperto era tale e tanto che raggiungeva i limiti della credibilità. Nessuno, prima della vicenda del Pio Albergo Trivulzio, poteva immaginare che la politica, più che rispondere ai bisogni delle comunità, si era trasformata in una idrovora di fondi neri, di danaro pubblico per fini diversi dal bene comune. I partiti storici mostrarono, attraverso le inchieste, la loro fragilità verso la questione morale, violentata da un sistema corrotto che irrobustiva le casse delle forze politiche. Si disse allora, con un pizzico di speranza: il Paese non sarà mai più come prima. Fu quella una speranza tradita giacchè passato il clamore tutto tornava come prima, con metodi diversi, più sofisticati, e con l’obiettivo di costruire ricchezze personali e non più solo dei partiti. Tangentopoli spazzò via la Prima Repubblica, polverizzò la storia di intere classi dirigenti, avviò una scomposizione che ha prodotto solo macerie. Non c’è stato, dopo di allora, un riequilibrio dei poteri: troppo fragile la politica, troppo invasiva la magistratura. Con un’aggravante: il sospetto sul malaffare è diventato il solo riferimento di soggetti intemerari, che hanno usato il potere come strumento per mortificare il merito e il valore individuale. Ecco perchè tangentopoli non è mai morta.

edito dal Quotidiano del Sud

di Gianni Festa

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