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Non è tutta colpa dell’ozono

L’autunno, stagione piacevole per l’affievolimento dei caldi estivi e per i colori che, attenuandosi, ti conciliano con la natura e ti invitano alla riflessione, da noi evoca un sentimento di paura e di panico per le alluvioni e le frane che immancabilmente, anno dopo anno, si abbattono sulla nostra penisola. Non è, purtroppo, tutta colpa del riscaldamento della crosta terrestre o del buco dell’ozono. In massima parte è colpa dell’opera dell’uomo che ha fatto scempio, e continua a farlo, del territorio, costruendo abusivamente dappertutto: sugli argini dei fiumi e dei torrenti, nelle falde delle montagne, perfino sul Vesuvio, sulle spiagge e sugli scogli, non mettendo mai in essere la difesa del suolo, rafforzando argini, abbattendo le case abusive, programmando la salvaguardia e la tutela dei luoghi soggetti a frane o a pericoli e mettendo in essere difese delle montagne, come pure facevano i Borboni  due secoli fa nei monti delle province campane, con le opere dei regi lagni, un reticolo di canali rettilinei, per lo più artificiali, che convogliavano le acque razionalizzandone la quantità e la caduta. Se a questo aggiungiamo l’inquinamento atmosferico, l’avvelenamento, perfino, delle falde acquifere con lo sversamento di sostanze tossiche, i milioni di quintali di plastica che buttiamo in mare e il deposito dei rifiuti urbani, anche tossici, che ricopre buona parte del territorio, il quadro che ne esce è catastrofico. Non ci possiamo meravigliare se le sciagure, che si abbattono nelle nostre regioni, siano tante e così devastanti. Negli ultimi 14 anni ne contiamo di gravissime con centinaia di morti, perché quelle senza morti non fanno cronaca. Nessuna regione viene risparmiata. In queste ultime settimane ben undici hanno subito morti e danni per centinaia di milioni. Tra le più colpite la Liguria, il Veneto, le Marche e la Sicilia a dimostrazione che in quanto ad incuria e a colpevolezza non si fa differenza tra Nord e Sud e tra partiti di destra di centro o di sinistra.

Invece delle azioni di controllo, di vigilanza e di ripristino della legalità, pratichiamo una politica di tolleranza e di condoni. Negli ultimi ventitré anni ne sono stati fatti ben quattro: Craxi nel 1985, Berlusconi nel 1994 e 2004, Salvini e Di Maio (quello di “Onestà, onestà) nel 2018, ripristinando il condono per le case abusive di Ischia e mettendone il costo della ricostruzione a carico dello Stato. In Sicilia, i morti di Casteldaccia, tra cui due bambini, in una casa che si doveva abbattere da decenni, suscita pietà per i morti e grida vendetta per i politici e gli amministratori che se ne stanno con le mani in mano. In Sicilia sono settantamila le case da abbattere con sentenza della magistratura e mai abbattute. G. Stella sul Corriere della scorsa settimana ha scritto che a Bagheria, amministrata da un sindaco e da una giunta grillina, vi è un ecomostro su uno scoglio in rovina che sarebbe stato comprato da una società nella quale sarebbero interessati amministratori locali, in previsione di una riutilizzazione per un futuro condono. In Campania le cose non vanno meglio anche se il nostro ineffabile Governatore fa finta di ignorarle e addirittura si indigna per il condono di Ischia. Eppure De Luca fece approvare una legge regionale (la n. 19 del 22.6.1917) con la quale dava facoltà ai comuni di acquisire al patrimonio comunale gli immobili abusivi soggetti a sentenza di demolizione che poi sarebbero potuti essere assegnati agli stessi occupanti abusivi. Fortunatamente la legge è stata respinta dalla Consulta. De Luca è quello che denuncia il pericolo della camorra come un male irreversibile, e come se la politica non fosse responsabile in solido dello scempio dell a terra dei fuochi dove sono interrati migliaia di rifiuti tossici. A proposito che fine ha fatto il piano regionale dello smaltimento degli oltre cinque milioni di tonnellate di eco balle (!?) che, nei due anni dall’inizio dell’operazione sono al solo il 2% del quantitativo? Come meravigliarsi se la fiducia nei politici è sotto i piedi. Il governo giallo verde doveva essere quello del cambiamento e la finanziaria una possibilità di stanziare tutti i miliardi disponibili ed anche a credito per le messa in sicurezza del territorio (Scuole, edifici pubblici, fognature, abbattimento delle case abusive, ponti, autostrade e montagne). Sarebbe stato un volano formidabile per la crescita! Si è preferito ilo reddito di cittadinanza!

di Nino Lanzetta edito dal Quotidiano del Sud

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