Corriere dell'Irpinia

Nostalgia di futuro nella notte del mondo, a confronto con De Simone e Bassolino sulle sfide del presente

Si fa riflessione su memoria e presente il confronto sul volume di Luigi Anzalone “Nostalgia di futuro”, in programma il 12 luglio, alle 17, nella sala blu del Carcere Borbonico e non al Museo irpino, come inizialmente stabilito. A partecipare al dibattito, coordinato dal direttore del Corriere dell’Irpinia Gianni Festa, il professore Giovanni Sasso, presidente della Società Filosofica Italia, l’onorevole Alberta De Simone, il consigliere regionale Maurizio Petracca,  A concludere il dibattito Antonio Bassolino, presidente Fondazione Sudd.

“Il tema della natura umana, “l’umano”, è oggi – scriveva il filosofo Giuseppe Cantillo nel recensire il saggio – in un’epoca di naturalismi più o meno spinti, più o meno moderati, estremamente importante. L’umano: non il vivente dotato di determinate funzioni che lo distinguono dagli altri viventi, sul piano biologico, fisiologico, psicologico, ma già il vivente che ha compiuto il salto nel linguaggio, nel costume, nella storia, già l’uomo educato da altri uomini: l’umano richiama qui la Humanität, il dato culturale che si presenta, per riprendere Dilthey, un elemento accomunante nella pluralità, nella diversità, dell’individuazione storica. Questo “umano” è secondo Anzalone caratterizzato dal “cuore che ragiona”: è affettività, sentimento, emozione, che non si lascia trascinare dall’immediatezza dell’impulso, ma, per riprendere Hegel e Hyppolite, “frena”, nega il dinamismo immediato, e stabilisce relazioni, prende le misure, si dà una misura: ragiona, si fa ragione, nel senso dell’intelletto, dell’attività del determinare, del definire, dell’individuare. Si potrebbe dire che il cuore che ragiona è la volontà che si arresta nella conoscenza, perdendo il suo slancio iniziale, disciplinando le sue volizioni, sottoponendole a una norma, a una ratio, in modo tale che possono essere partecipate ad altri, possono valere per altri. Ma Anzalone non è soddisfatto, perché questa ragione, questo intelletto (per riprendere la distinzione tra Verstand e Vernunft risalente a Kant), che istituisce una struttura astratta della realtà, rischia di distanziarsi dall’esperienza esistenziale, di perdersi nel pur fondamentale spazio del-la conoscenza, della scienza. Ed ecco allora che Anzalone propone l’idea del circolo: un cuore che ragiona, una ragione che ha cuore. Come intendere questa ragione che ha cuore? Una ragione che guarda lontano alla totalità che si esprime nelle idee, al di là di tutte le distinzioni e le determinazioni dell’intelletto, della conoscenza intellettuale, fenomenica, la ragione (Vernunft) che vuole cogliere, afferrare, la totalità dell’essere, in primo luogo la totalità dell’umano”.

Una riflessione che si interroga suo pericoli del presente ma si “unisce alla speranza – prosegue Cantillo – la speranza appunto del ritorno futuro (cfr. pp. 267-268), e quando l’umanità si sente oggi, nella globalizzazione, completamente immersa e chiusa nel presente, prepotente si avverte la nostalgia del futuro: un futuro che nella sua indeterminatezza viene oggi rinchiuso nella determinatezza assoluta del presente. Si tratta allora di reimpossessarsi del passato come il luogo di ciò che poteva accadere e non è accaduto, ma proprio perciò costituisce l’eccedenza del passato, che si staglia come il possibile futuro (il riferimento è a Bloch, ma qui in particolare a Benjamin, p.269): il futuro di un mondo nuovo, di libertà, di eguaglianza, di fraternità, di pace. Utopia o utopia concreta? in questo interrogativo si gioca il destino della nostra umanità, la sua capacità di uscire dalla notte del mondo o di restarvi per sempre prigioniero”.

 

 

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