Corriere dell'Irpinia

Novolegno, una cattedrale nel deserto senza futuro e riconversione

I lunghi camini svettano nel cuore della Valle del Sabato, imperando nell’area industriale di Arcella-Pratola Serra. Il luccichio del metallo, circondato da un rosso sbiadito come le speranze dei 105 operai che quattro anni fa hanno dovuto lasciare il loro posto di lavoro. Dall’aspetto dello stabilimento sembri sia passato un decennio, ma i battenti della Novolegno si sono chiusi solo nel 2020.

Il Gruppo Fantoni, che decise di abbandonare l’Irpinia a causa di problemi economici – salvo poi investire più di 250 milioni di euro in Friuli-Venezia Giulia – ha sostanzialmente fatto cadere il silenzio su di uno dei più discussi poli industriali avellinesi.

Se su scelte imprenditoriali a dir poco discutibili la politica locale non è stata in grado di incidere, sul futuro della “cattedrale di ferro” il copione è lo stesso. Ai fratelli Fantoni non si è riusciti a strappare nessuna garanzia, nessun impegno sulla vendita o riconversione. Negli anni sono state sciorinate numerose ipotesi: dall’industria irpina del legno a un rilancio ecosostenibile di Pianodardine e dell’area industriale della Valle del Sabato. Per poi passare all’offerta avanzata da un’azienda logistica, costretta a tirarsi indietro per le richieste troppo elevate. Si è tentato anche la strada dell’esproprio, senza successo, come tutte le altre ipotesi.

Eppure stiamo parlando di un impianto già predisposto per la produzione dei pannelli composti da truciolato. In sostanza si tratta di riciclo del legno. Secondo un rapporto di Rilegno il comparto del riutilizzo del materiale legnoso, nel 2023, ha registrato una netta crescita “con 909.210 tonnellate di pallet rigenerati e reimmessi al consumo, praticamente oltre 70 milioni di pezzi. Il 95% del materiale legnoso riciclato viene utilizzato per la creazione di pannelli truciolari, linfa vitale per l’industria del mobile, e altri prodotti come pallet block, blocchi di legno cemento per l’edilizia, biofiltri, pasta di legno destinata alle cartiere e compost”.

Un sistema che genera un impatto economico stimabile in circa 3,1 miliardi di euro, oltre 10.000 posti di lavoro e un risparmio nelle emissioni di anidride carbonica pari a 1,8 milioni di tonnellate. Benefici occupazionali e ambientali.

Si tratterebbe di seguire una strada già tracciata, contribuendo alla riconversione green e a creare nuovi posti di lavoro. Anche questa, ovviamente, una mera ipotesi. Resta, intanto, il cancello semiaperto che lascia lo spazio sufficiente per consentire il passaggio alle vetture della vigilanza e il vento che sibila tra le lamiere arrugginite.

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