Corriere dell'Irpinia

Omaggio a Della Terza, l’interferenza tra prospettive e universi distanti come cifra del suo impegno

Una dimensione di forestiero che lo ha accompagnato per tutta la vita. Spiega così Florinda Nardi, docente all’Università di Roma Tor Vergata, l’itinerario di Dante Della Terza, nel corso della sessione a lui dedicata nel centenario della nascita, nell’ambito della Summer School “Dalla modernità a Gesualdo”, promossa dalla rivista Sinestesie e introdotta dal professore Rino Caputo. Una dimensione che lui stesso non mancava di sottolineare quando parlava della propria vita, a partire dalla nascita a Torella dei Lombardi, in cui “chiunque arrivi da un borgo vicino è un forestiero e deve conquistare il diritto ad appartenere al paese che abita”. Dagli studi classici al liceo De Sanctis, inaugurato da pochi anni a Sant’Angelo dei Lombardi, con compagni di scuola come La Penna e Maccanico e docenti come Enrico Freda e Sara Petrone alla Normale di Pisa. Qui conoscerà il professore Luigi Russo che lo conquisterà per rigore e originalità e approfondirà gli studi su De Sanctis,  centrale nella sua ricerca. Da Pisa a Zurigo dove entrerà in contatto con intellettuali di calibro internazionale come Brecht e Parigi dove ricomincerà da zero, insegnando italiano nei licei, palestra per lui fondamentale, ancora una volta straniero accolto in un contesto a lui sconosciuto. Fondamentale sarà, poi, l’incontro con Molly Mc Cash che diventerà sua moglie, si sposeranno a Tolosa e lui la seguirà negli Usa.

Nardi sottolinea più volte come lo stesso Della Terza fosse convinto del ruolo cruciale giocato dalla fatalità nel suo percorso esistenziale e di vita, a partire dalle opportunità che gli si erano spalancate all’improvviso per incontri o misteriose coincidenze. Un magistero americano, che parte dall’Università della California, dove si  dedicherà alla promozione dell’italianistica, fondando uno specifico dottorato, la rivista Italian Quarterly e invitando negli Usa i grandi nomi della critica, Croce, Vittorini, De Sanctis, Spitzer. Un itinerario che gli consentirà successivamente di approdare all’Università di Harvard, dove dirigerà il dipartimento di lingue e letterature romanze, senza mai smettere di collaborare con Luigi Russo, quello che considererà il suo maestro e la sua Belfagor o con ancora Walter Binni e la Rassegna della letteratura italiana. Lo spazio del confronto è cruciale nel suo percorso, così come la consapevolezza del legame con le radici, si spiega così la volontà di portare negli Usa protagonisti della critica italiana come Branca, Segre, Borsellino, Quondam, Ferroni e lo stesso Calvino. 

Ma Nardi evidenzia anche la centralità degli studi su Dante che resteranno l’anello di collegamento tra il mondo italiano e quello americano, per ricordare come “Costante nella sua ricerca sarà la dimensione della rilettura con saggi nei quali era pronto a contraddirsi, a rivedere posizioni precedenti”. Un percorso che lo riporterà in Italia dopo l’esperienza americana. Dal ‘93 tornerà in Italia alla Federico II continuando a pubblicare saggi critici di alto spessore per poi giungere a Roma, quello che sarà un nuovo inizio con gli studi internazionali sulla rivista ‘Dante’.

Ed è un incontro carico di suggestioni, quello dedicato a Della Terza, lo sottolineano le testimonianze di ex colleghi ed allievi, da Anita Piemonti alla figlia Grazia Della Terza. Ginevra Sanfelici ricorda le mattine e i pomeriggi trascorsi nella casa della studiosa Laura Lilli con cui collaborava, insieme a Della Terza “Apprezzavo la sua capacità di entrare in mondi segreti, anche paesaggi letterari complessi diventavano contee fatate da scoprire, lo vedevo scrivere continuamente in quaderni dove segnava i passi che più lo colpivano. Erano mattine e pomeriggi intervallate da telefonate da amici, il nostro era un procedere lento, costante, fatto di studi e chiacchierate. Ricordo, poi, lo sguardo costantemente rivolto a un muro costellato di cartoline postali, nel segno della dimensione della lontananza”.

Giulio Ferroni pone l’accento sull’intreccio tra dimensione intellettuale e occasioni di vita “E’ stato l’uomo dell’interferenza tra mondi, dell’incontro tra momenti determinanti del vivere, tra testi, prospettive e universi differenti. Ero laureato da poco, tramite Walter Binni mi fece sapere che era possibile ottenere un incarico all’Università della Calabria. Aveva forte il senso dell’amicizia, lo contraddistingueva la curiosità per l’interumano, dalla solidarietà all’ironia nello sguardo sul mondo. Tanti gli aneddoti, i viaggi che diventavano anche occasioni di riflessione politico-culturale. E’ stato uomo del movimento capace di rileggere la tradizione, liberandola dagli orpelli ideologici, di promuovere la cultura italiana in un contesto internazionale. Era un uomo di grande vitalità, uno straordinario affabulatore”.

Rino Caputo si sofferma sul suo rapporto con la politica, a partire dall’amicizia con Fiorentino Sullo “Ci fu un momento negli anni ‘90, in cui stava per formarsi un governo presieduto da Maccanico che aveva chiesto a Della Terza di diventare ministro dell’Università. Me lo confidò Dante ma nel giro di una notte lo scenario cambiò”. Andrea Malaguti, allievo ad Harvard, ricorda la lezione da lui lasciata “Mi ha insegnato la capacità di ascoltare diverse prospettive, di riconoscere le ragioni di tutti. Uno stile di diplomazia che oggi si fa fatica ad usare. Capiva che esiste un mondo plurale, che siamo tutti oggetti storici, in un flusso di relazioni. I testi sono sempre interpretati in un determinato contesto storico ma anche noi siamo interpretati da loro. L’invito che arriva dal suo magistero era quello di trovare sempre la connessione, “Only connect” è il suo insegnamento più grande, individuare sempre quel punto di coincidenza che può illuminare”. Pasquale Sabbatino analizza il legame di Della Terza con Francesco De Sanctis, a partire dal rapporto tra scienza e letteratura, quella letteratura che darà vita ad una nuova nazione.

Manuela Bertone ricorda il valore della parola di comunità, centrale nel suo impegno, “Una comunità capace di andare al di là dei confini dell’Università di Harvard” e sottolinea il sostegno offertole in un tempo in cui non era facile per una donna essere docente ad Harvard “Mi ha sempre consigliato di tenermi lontano dalla melensaggine e dalla carineria leziosa”. Per ribadire come forte sia nei suoi scritti l’intreccio tra autobiografia e ricerca “malgrado lui volesse privilegiare il momento  più strettamente critico”.  Antonio d’Elia, anche lui allievo di Della Terza, pone l’accento sulla capacità del Maestro di conciliare umanità e scientificità, ricerca filologica e profondità etica/estetica.  Padre Michele Bianco sottolinea la grandezza di “Un approccio pluriprospettico, in cui entravano laicità e religiosità, attenzione alla tradizione e gusto per la sperimentazione linguistica”. Milena Montanile evidenzia la sua capacità di essere mediatore tra due mondi a partire dal ciclo di incontri di Bressanone. A partecipare al confronto, tra gli altri, anche Carlo Santoli, Agostino Ziino, Floriana Calitti, Marika Di Mauro,  Dinko Fabris, Pellegrino Caruso, Flavio Petroccione.

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