Corriere dell'Irpinia

Pari opportunità, così combattiamo mobbing e discriminazioni

“Questioni di parità: organismi e linguaggio” , questo il leit – motiv del convegno che si è svolto ieri mattina presso il Circolo della Stampa di Avellino, promosso dall’ufficio della Consigliera di Parità della Provincia di Avellino, Antonietta De Angelis. L’iniziativa, fa seguito al protocollo d’intesa sottoscritto, nei mesi scorsi, dalla consigliera di parità della Regione Campania, Domenica Marianna Lomazzo, insieme al sindacato unitario dei giornalisti della Campania (SUGC) e all’Ordine regionale dei giornalisti, con l’obiettivo di promuovere una corretta informazione e comunicazione sulle questioni di genere. Al convegno hanno partecipato, la Consigliera regionale alla Parità, Mimma Lomazzo, la presidente regionale della Consulta delle Donne, Luisa Festa, la consigliera provinciale, Antonietta De Angelis, il presidente del consiglio dell’ordine regionale dei giornalisti, Ottavio Lucarelli, oltre alla presidente per le Pari opportunità dell’Ordine dei giornalisti, Titti Improta, a Claudio Silvestri, del sindacato unitario dei giornalisti, e al consigliere Girolamo Giaquinto, in rappresentanza della Provincia di Avellino. Ha moderato i lavori, Rino Genovese, giornalista Rai. Una riflessione ampia, dai risvolti delicati e complessi, anche sulle discriminazioni di genere sottese persino nel linguaggio, come è stato posto in rilievo nell’ambito del convegno. «L’impegno è quello di agire in sinergia con l’ordine – ha affermato De Angelis- punti fondamentali l’immagine della donna che passa attraverso la pubblicità o lo stesso sessismo insito nella lingua italiana. Nella nostra lingua non possediamo il genere neutro. L’accademia della Crusca parla anche di femminile innovativo, un esempio può essere ingegnera, al posto di ingegnere. La violenza sulle donne è una violenza di genere, partiamo soprattutto da questo. Le donne devono rivolgersi ai centri antiviolenza istituiti dalla regione Campania. Come ha sottolineato Virginia Wolf, le donne sono oggetto di scrittura, ma i saggi sono scritti dagli uomini». Come ha ricordato Claudio Silvestri: «Le pari opportunità sono un tema su cui ci confrontiamo spesso, per le discriminazioni sul lavoro. Il dato preoccupante è che il gap fra uomini e donne è aumentato, le donne guadagnano meno e non rivestono cariche che le pongano al vertice. Negli stessi sonetti del Belli, il termine dottoressa è inteso in modo spregiativo. Persino nelle pieghe linguistiche è nascosta una discriminazione nei confronti delle donne. Nella lotta per il riconoscimento delle pari opportunità, un ruolo importante è rivestito proprio dalla scuola. Siamo favorevoli al Manifesto di Venezia, per parlare delle differenze senza fare differenza. Noi giornalisti abbiamo un ruolo fondamentale nella comunicazione, anche se un ruolo primario, in questo difficile ambito, è affidato alla scuola». «Alcune materie come quella delle pari opportunità sono nel tritacarne dell’ingranaggio della riforma – ha affermato Giaquinto- il tema è stato sottratto al dibattito provinciale come alcune materie culturali. Sarebbe utile prevedere una riformulazione degli organismi statuari locali, che dovrebbero essere più omogenei al fine di perseguire obiettivi di efficienza ed efficacia». Articolato e ricco di spunti l’intervento di Mimma Lomazzo. «Dobbiamo essere chiare sulle problematiche e sulle leggi sulla violenza di genere – ha ribadito – questo è il primo protocollo a livello nazionale. E’ la Campania che fa da caposcuola. Quando parliamo di quote, intendiamo un’azione positiva, intesa a tutelare le donne nei luoghi in cui sono rappresentate. Basti pensare all’articolo 3 della Carta costituzionale, dove è ribadito che tutti i cittadini sono uguali davanti alla legge, o all’articolo 51 della Costituzione, dove leggiamo che tutti i cittadini possono accedere agli uffici pubblici e alle cariche pubbliche. Dobbiamo lottare per promuovere la legittimità costituzionale e l’esercizio delle donne nella gestione della cosa pubblica. La consigliera ha elencato anche le leggi a tutela della donna, come la legge 215 del 2012 o la legge 56 del 2017 o ancora i Piani triennali di azioni positive. Noi siamo le uniche ad aver redatto questo report. Lottiamo per un lavoro agile e nuova tipologia contrattuale. Sono tanti gli interventi che abbiamo attuato – ha ribadito – come quello sul fenomeno delle dimissioni in bianco. La donna, adesso, può essere meno ricattabile. La normativa attuale segna la più grande solidarietà a livello lavorativo. Abbiamo anche affrontato la dura realtà del mobbing e delle discriminazione di genere. Pensiamo solo al Rifiuto di assunzione di una lavoratrice, solo perché aspetta un bambino. la donna è incinta. Si può parlare di discriminazione diretta, indiretta e collettiva»

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