Corriere dell'Irpinia

Pedopornografia, la Corte Costituzionale chiede sconti di pena per i casi meno gravi

Ci sono reati per i quali è difficile pensare a parole come “clemenza” o “sconti di pena”. Ma i giudici della Corte Costituzionale non possono concedersi il lusso delle emozioni: devono ragionare per codici e cavilli, e nel caso della pedopornografia hanno fatto notare che nel codice penale non è stato previsto una sconto di pena “per i casi meno gravi”.

Lo hanno scritto nero su bianco in una sentenza depositata oggi: hanno dichiarato l’illegittimità costituzionale dell’articolo 600-ter, primo comma, numero 1), del codice penale, per la violazione degli articoli 3 e 27, primo e terzo comma della Costituzione, “nella parte in cui non prevede, per il reato di produzione di materiale pornografico mediante l’utilizzazione di minori di anni diciotto, che nei casi di minore gravità la pena da esso comminata è diminuita in misura non eccedente i due terzi”.

Ha in pratica ribadito “l’invalicabile limite della arbitrarietà e della manifesta irragionevolezza…. Solo una pena rispettosa del canone della proporzionalità, calibrata sul disvalore del caso concreto, garantisce un’effettiva individualizzazione della pena e la sua funzione rieducativa”.

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