Corriere dell'Irpinia

Il retroscena. Presentazione delle liste ad Avellino: i candidati in fila ad aspettare e il dipendente comunale a pranzo

AVELLINO – Dialogo surreale in Municipio. Captato nel marasma generale dell’ultimo giorno utile per la presentazione delle liste: “Ma perché si è bloccato tutto? Perché stiamo aspettando tanto?” – “Eh… c’è il dipendente che sta nell’ufficio dei certificati elettorali che se ne è andato”… – “Che vuol dire che se ne è andato?” – “E’ in pausa pranzo”.

Che poi sarebbe anche normale una pausa pranzo: arrivano le 14 e in tutti i luoghi di lavoro ci si ferma per mangiare qualcosa. E’ umano. Ma il fatto è che oggi non era una giornata normale al Comune di Avellino.

Oltre 500 nomi sono in ballo: quelli di tutti i candidati di tutte le liste che si presentano a sostegno dei sette aspiranti sindaci: Laura Nargi, Rino Genovese, Antonio Gengaro, Modestino Iandoli, Aldo D’Andrea, Vittorio Boccieri e Gennaro Romei. E i primi tre non hanno solo una lista da presentare: a sostegno di Nargi ce ne sono quattro (di cui una, però, in bilico per carenza documentale; deciderà la commissione elettorale mandamentale); a sostegno di Rino Genovese cinque; per Gengaro altre quattro. In tutto 17. E ogni lista contava 32 candidati.

Ciliegina sulla torta: tranne D’Andrea, che ha già presentato la lista ieri, i rappresentanti di tutte e sedici le altre liste si sono presentati stamattina. Due o tre abbastanza presto, tra le 9 e le 10, ma gli altri nell’ultima ora utile. Due liste addirittura si sono presentate negli ultimi “minuti” utili.

Come per esempio la lista di Fratelli d’Italia: il ‘presentatore’ varca la soglia del Municipio alle 11 e 57. Qualcuno degli altri candidati, nella manifesta speranza di potersi togliere un concorrente dalle scatole, insinua un primo dubbio di regolarità: tra il momento in cui il presentatore della lista di Fdi inizia a dare i propri dati e quello in cui consegna il cosiddetto “Atto Principale” (cioé quello con i 32 nomi dei candidati consiglieri e il simbolo), trascorre qualche altro minuto… sforando quindi l’orario limite delle 12. I rappresentanti delle altre liste si iniziano a guardare.

Prendono coraggio. Chiedono un intervento delle autorità: c’è la Digos (quella per il cui intervento nell’ultima Assise dell’era Festa venne gridato allo scandalo; perché l’allora sindaco facente funzioni, Laura Nargi, si era addirittura permessa di farli chiamare per placare gli animi della platea urlante). Bene, quella stessa Digos questa volta fa comodo a tutti: gli agenti in borghese si fanno strada tra la folla, individuano il responsabile della situazione, il Segretario generale del Comune di Avellino, Vincenzo Lissa, e gli fanno presente il problema dell’orario: “Dobbiamo far sfollare tutti? Bisogna chiudere le porte?”. Ma Lissa rassicura: “Non c’è bisogno. Perché noi segniamo comunque gli orari. Possono portarci una lista anche alle 12 e 30; noi la prendiamo lo stesso, scriviamo l’orario e poi tocca alla commissione elettorale decidere se validarla o escluderla”.

Quindi tutto ok. Ma ormai gli animi si sono scaldati. Si respira una tensione crescente. Anche perché ogni rappresentante di lista, dopo aver presentato l’Atto Principale, non ha per nulla finito il proprio calvario: viene semplicemente “ammesso” ad entrare all’interno dell’Aula consiliare, dove l’ufficio elettorale comunale coordinato dal Segretario Lissa ha allestito una serie di postazioni computerizzate per registrare tutti i documenti e le certificazioni dei singoli nomi di ogni lista.

E’ qui, all’interno dell’Aula, che Lissa, terminato l’afflusso di nuove liste da presentare, dichiara ufficialmente chiusa la fase del primo step: raccoglie tutti i faldoni presentati su una grossa scrivania e chiama gli agenti della polizia municipale: a loro affida il compito di sorvegliare i faldoni. Poi si rivolge alla folla: “Vi prego di fare un attimo di silenzio; ora potranno rimanere qui solo i rappresentanti delle liste, gli altri sono pregati di uscire fuori nell’atrio del Municipio. Qui, non vi preoccupate, ci saranno gli agenti a verificare che i faldoni presentati non vengano manomessi. Poi chiameremo uno alla volta i rappresentati di lista che devono completare la seconda fase di registrazione”.

All’interno dell’Aula rimangono in pochi. Il resto della folla si sposta nell’atrio. Arriva, Ines Fruncillo, presidente provinciale di Fratelli d’Italia, e si vedono passare per un breve saluto i diversi candidati a sindaco: nel corso della mattinata arrivano Genovese, Gengaro, Iandoli, Boccieri e Romei. Mancavano solo D’Andrea, che aveva presentato la lista il giorno prima, e la Nargi, sostituita comunque sul campo dalla sorella Paola.

Ogni tanto qualcuno esce dall’Aula dicendo che è stata contestata questa o quella mancanza documentale, mentre il tempo scorre e i candidati in attesa iniziano a spazientirsi, sentendosi soffiare sul collo il pericolo di una sciaguratissima “esclusione dalla competizione elettorale”.

Ed è in questo scenario ad alta tensione che si viene a sapere che molto di quel tempo che si stava perdendo (ormai erano passate le 15 e nessuno si era azzardato ad abbandonare il campo), era stato causato da quel dipendente che se ne era andato a mangiare. Come se fosse stato un giorno normale.

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