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Rapine in villa ad Atripalda e Grottaminarda, il Tenente Colonello Consales: “Sgominata banda violenta e senza scrupoli”

Rapine in villa, sgominata dal nucleo operativo dei Carabinieri di Avellino  la banda di malviventi, che nell’estate del 2023, ha seminato vero e proprio terrore nell’hinterland irpino e in valle Ufita. Questa mattina, a seguito di complesse indagini coordinate dalla Procura della Repubblica di Benevento,  i carabinieri del comando Provinciale di Avellino, coadiuvati da quelli dei Reparti territorialmente competenti, hanno dato esecuzione,  aNapoli e nella provincia di Caserta, all’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal giudice per le indagini preliminari del tribunale di Benevento, Pietro Vinetti, su richiesta della Procura sannita, a carico di tre soggetti, due stranieri e uno italiano, gravemente indiziati dei delitti di rapina e tentata rapina aggravate, lesioni personali e sequestro di persona in concorso.

Contestualmente è stato eseguito un mandato di arresto europeo emesso dalla medesima Autorità Giudiziaria a carico di un quarto soggetto, straniero, attualmente detenuto in Spagna, attinto da gravi indizi di colpevolezza  riguirdo gli stessireati. Cinque auto usate per raid e sopralluoghi alle abitazioni prese di mira, tracce dalle targhe e dalla videosorveglianza attiva su un lungo tratto e i riscontri con le celle telefoniche agganciate sia nei giorni del raid che in quelli dove verosimilmente sono stati eseguiti i sopralluoghi. Da questo insieme di dati raccolti dai Carabinieri del Nucleo Investigativo di Avellino sono partite le indagini che hanno sgominato due “batterie” di ladri che non hanno assolutamente avuto remore a trasformarsi in feroci rapinatori. Dati a cui si sono aggiunti i rilievi del Ris di Roma sulle tracce dattiloscopiche lasciate dai presunti autori delle due rapine, quello sulle vetture utilizzate.A spiegare una parte dei dettagli delle indagini il tenente colonnello Amedeo Consales, comandante del Nucleo Operativo del Comando Provinciale di Avellino. “La brutalità degli episodi delittuosi avvenuti nel 2023, la violenza con cui sono state perpetrate queste rapine, richiedeva una risposta concreta. Inizialmente abbiamo lavorato con due procure: quella di Avellino per la rapina di Atripalda e quella di Benevento per la rapina di Grottaminarda.

Nel corso delle indagini è emersa una convergenza che comunque correlava le due rapine, per cui il fascicolo è stato poi trasmesso con competenza al Tribunale di Avellino. La scelta è stata fatta in quanto la rapina di Grottaminarda, sebbene successiva cronologicamente, è stata caratterizzata da una violenza più acuta. Abbiamo avuto una risposta da parte delle procure molto disponibile all’investigazione. Attraverso un confronto quotidiano, hanno sposato le nostre ipotesi investigative, consentendoci di delineare una parte di questa banda, che è prevalentemente di origine serba e stanziata tra le province di Caserta e Napoli”.

L’attività investigativa è stata condotta attraverso l’analisi massiva delle immagini riprese dai sistemi di videosorveglianza pubblici e privati, flussi telematici e telefonici, intercettazioni telefoniche e ambientali, nonché con il contributo del Reparto Carabinieri Investigazioni Scientifiche di Roma per gli aspetti di comparazione dattiloscopica. Sono stati così raccolti gravi indizi di colpevolezza a carico dei quattro soggetti raggiunti dall’ordinanza cautelare, in relazione ad una rapina con sequestro di persona e lesioni e ad una tentata rapina con lesioni avvenute in due abitazioni di Atripalda e ad una rapina con sequestro di persona e lesioni avvenuta in un’abitazione di Grottaminarda a distanza di pochi giorni. In entrambi i casi di rapina consumata, le vittime sono state immobilizzate e legate ai polsi ed alle caviglie, minacciate di morte e percosse con armi al fine di farsi consegnare denaro contante, monili d’oro e preziosi; nel corso dell’episodio delittuoso avvenuto in Grottaminarda, alle persone offese sono stati sottratti anche numerosi effetti bancari per un ingente valore, successivamente parzialmente sequestrati su tutto il territorio nazionale al momento della messa all’incasso.

“Chiaramente, è stato fondamentale il sistema di videosorveglianza ad ampio raggio, che ci ha- aggiunge consales-  permesso di documentare anche i sopralluoghi preventivi. Tra questi, gli obiettivi prescelti dai rapinatori erano entrambi, a loro avviso, remunerativi. Pertanto, l’analisi è stata effettuata sia su dati di sorveglianza pubblica che privata. Ripeto, la videosorveglianza ad ampio raggio, anche a livello interprovinciale, ci ha permesso in qualche modo di ricostruire i percorsi dei malviventi, grazie all’analisi massiva anche delle celle telefoniche che geolocalizzano le utenze. Il problema successivo è stato quello di attribuire le azioni a determinate persone. In questo senso, il lavoro più importante è stato un intreccio di dati messi a sistema che hanno permesso di individuare i presunti colpevoli volta per volta. Fondamentale è stato anche l’ausilio del Reparto Carabinieri Investigazioni Scientifiche di Roma”

.Nell’ambito dell’attività svolta, un ruolo rilevante ha avuto la cooperazione internazionale delle forze di polizia con la Serbia e la Spagna, che ha consentito di raccogliere ulteriori elementi propedeutici all’emissione del Mandato di Arresto Europeo. Sulla presenza o meno di basisti locali, il Tenente Colonnello resta cauto: “Non è stato ancora accertato, ma è probabile che ci siano dei basisti locali. Nel corso delle indagini, sono emersi elementi che fanno ipotizzare la presenza di basisti sul territorio, oltre al fatto che la provincia sia oggetto di attacchi dall’esterno. Chiaramente, la provincia, con tutto il transito che la circonda, produce più calore criminale rispetto alle zone limitrofe. Ovviamente, la videosorveglianza è fondamentale, così come lo è il lettore di targhe, ma ancora di più lo è la conservazione dei dati. Raccogliamo dati utili e spendibili, ma rischiamo di perderli se non ne stabiliamo tempi di conservazione adeguati. Attualmente, questi tempi sono molto ridotti, per cui lo sforzo principale dovrebbe concentrarsi su questo aspetto. Descrizioni dei rapinatori in fase di denuncia da parte delle parti offese, chiaramente, erano relative a persone incappucciate e con volto travisato, come normalmente avviene, con indosso i guanti. Per cui è sempre molto difficile in questa occasione reperire tracce dattiloscopiche. Queste, infatti, sono quelle più immediatamente confrontabili rispetto al materiale biologico, che invece ha una banca dati ancora piuttosto esigua. Poiché rispetto al mattino stesso hanno perso alcuni oggetti, sono state recuperate le tracce dattiloscopiche non solo nell’immediatezza dei fatti, ma anche presso le abitazioni oggetto delle rapine, e comunque su pertinenze dei mezzi in uso ai soggetti”.

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