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Tra manovre e intrighi

Il clima politico che i partiti saranno costretti ad affrontare è denso di incertezze e di insidie. Il premier attaccato in maniera speculare perfino sui rapporti Italia- Usa, sia frontalmente da Salvini che più subdolamente da Renzi. Smanioso – lo si vedrà anche alla Leopolda – di rimarcare la sua identità (quale?). Pd e M5S timorosi, prima dei risultati delle regionali in Umbria, di fare scelte definitive sulla loro possibile alleanza. E poi le incognite della legge di bilancio. Con un centro-destra in via di apparente ricompattamento almeno in piazza con un baricentro spostato a destra. E forti malumori tra i forzisti più moderati. Il tutto in una atmosfera avvelenata dalle ridotte possibilità di rielezione per un consistente numero di deputati e senatori. Impegnati nella battaglia per la vita!

La riduzione del numero dei parlamentari ha lasciato irrisolti tanti problemi. Il forte aumento di dimensioni dei territori di elezione per deputati e senatori. La rappresentanza delle piccole regioni. Una adeguata tutela delle minoranze. E molti interrogativi sulla legge elettorale. Essi potrebbero portare ad esiti diversi da quelli immaginati nella “carta degli impegni” sottoscritta dai loro capigruppo parlamentari. Alcune proiezioni, infatti – anche se solo indicative, perché effettuate in assenza della nuova suddivisione dei collegi elettorali – potrebbero avere impatti sorprendenti sulle posizioni dei diversi sottoscrittori. In particolare del Pd!

Fino a qualche giorno fa, infatti, gli osservatori si erano più o meno equamente divisi. Da una parte, coloro che sostenevano che gli impegni assunti sarebbero rimasti sulla carta perchè travolti dalle difficoltà politiche della maggioranza. Scarsità di risorse da destinare a riforme incisive. Diversità di visione politica tra gli alleati. Antagonismo tra Conte e Di Maio. Attacchi arrembanti di Renzi. Dall’altra, quelli convinti che si sia andati verso una stabilizzazione della legislatura. Dovuta alle forti resistenze dei parlamentari a rischiare la loro sopravvivenza politica. Si riteneva, quindi, che le intese stipulate e le scadenze connesse sarebbero state rispettate. Entro la fine dell’anno sarebbe stato quindi varata una legge con una forte correzione proporzionale delle distorsioni maggioritarie!

L’eventuale successo del referendum delle regioni amministrate dalla Lega sulla abolizione della quota proporzionale prevista dalla attuale legge elettorale equivarebbe a una pronuncia popolare a favore del maggioritario. E consiglia perciò alla maggioranza di non provocare ulteriori fibrillazioni varando una legge elettorale che potrebbe poi scontrarsi con la volontà popolare. Quindi, fino a gennaio – quando la Corte costituzionale si pronuncerà sulla ammissibilità del quesito – non se ne farà niente. Prima delle amministrative di primavera, inoltre, difficilmente i leader di maggioranza decideranno di affrontare un dossier come la legge elettorale. Da cui dipenderanno le sorti di tantissimi loro parlamentari! Negli ultimi giorni, poi, si sono aggiunti alcuni elementi, diciamo cosi, di riflessione su quella asticella da tempo oscillante verso il proporzionale. Due simulazioni (attuate negli ultimi giorni proiettando sui territori i risultati delle europee, però in assenza della configurazione definitiva dei collegi) hanno prodotto risultati inaspettati. Piombati come macigni sui tavoli dei responsabili politici. Essi dimostrerebbero la prevalenza, in termini di voti, del centrodestra sul centro-sinistra. Tuttavia, con l’attuale Rosatellum, grazie alla quota maggioritaria, il risultato finale in seggi sarebbe diverso. E l’attuale maggioranza conquisterebbe quasi la metà dei seggi alla Camera (più la quota di eletti all’estero) e poco più della metà dei seggi al Senato. Con il proporzionale (e sbarramento al 3%) invece, l’esito sarebbe molto più incerto. Potremmo perciò assistere a strabilianti mutamenti di posizione e a enormi contorsioni da parte soprattutto di alcuni partiti. Pronti a schierarsi non per il sistema preferibile per stabilizzare il nostro ordinamento costituzionale. Bensì per quello che permetterà di conquistare il più alto numero di parlamentari!

di Erio Matteo

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