Uno spettacolo suggestivo tra terra e cielo omaggio alle vittime del sisma e alla storia della comunità
Ripercorrere i meandri del tempo, in una memoria che adesso non è più dolore, lancinante ricordo, ma che si è trasformata in speranza piena di luce, gravida di nuovi sogni ed attese. Questo il senso della ristrutturazione del Chiostro di “Santa Maria delle Grazie”, di Sant’Angelo dei Lombardi, destinato a diventare un luogo dove si respirerà meditazione e silenzio, ma anche palcoscenico denso di sacro e di mistero per spettacoli e musical. Il chiostro rappresenta un prezioso tassello del progetto di valorizzazione dell’Alta Irpinia, nell’ambito del progetto “Tra chiostri e conventi….Percorsi di suoni e luci”, voluto dal Comune di Sant’Angelo e dalla Regione Campania, in sinergia con la Pro Loco della cittadina. Presenti all’inaugurazione, sabato, il sindaco della cittadina, Rosanna Repole, il presidente della Pro Loco, Tony Lucido, i sindaci di Monteverde, Morra, Aquilonia, Torella, Bisaccia. Hanno preso parte allo storico evento, anche una rappresentanza delle Figlie della Carità di San Vincenzo de Paoli, con la Provinciale suor Maria Rosaria Matranga, ed Anna Nicoletta, l’unica ragazzina che riuscì a salvarsi dal sisma del 1980, che distrusse il convento, e dove persero la vita molte suore e le piccole ospiti della struttura. «Stasera tanti angeli sono qui tra noi – ha affermato Lucido – gli angeli che hanno vissuto i momenti drammatici del sisma del 1980. Questi ruderi erano la casa delle suore della Carità, che vennero qui nel 1850, realizzando un carisma che si concretizzava nella cura verso i poveri, gli emarginati, i deboli. Forse, una sorta di antesignane di papa Francesco. Qui sono cresciute intere generazioni. Le suore resero questo luogo vivo. Il convento è stato, per lunghi anni, l’orfanatrofio di Maria Teresa d’Austria, orgoglio dell’intera comunità. Qui i ragazzini si preparavano per la prima comunione, era il luogo della formazione, dell’accoglienza, della condivisione. Per circa un secolo e mezzo, le suore vincenziane hanno promosso il culto per la Madonna delle Grazie. Oggi, c’è bisogno di riscoprire il valore della solidarietà che questo luogo ci ispira, che è l’anima del nostro territorio ». Due targhe sono state svelate in ricordo di suor Lucia, instancabile anima della comunità santangiolese, delle ragazzine scomparse nel tragico evento, e in memoria di Donato Tartaglia, l’architetto che ha curato il progetto di ristrutturazione, prematuramente scomparso. «Il ricordo dà forza alla comunità – ha affermato Repole –non c’è mamma, ragazza che non sia stata figlia di Maria o vincenziana. Il carisma di queste suore, che ha dato senso alla nostra comunità, non può scomparire. Come amministratori, dobbiamo valorizzare la nostra terra». Denso di commozione anche il ricordo di Anna Nicoletta, intessuto di sensibilità e di amore per le sue compagne prematuramente scomparse. Prezioso anche l’intervento di padre Angelo, della Fondazione di Monteverde. «Questo è un luogo dove si celebra la vita, non la morte – ha ricordato –queste macerie sono state, un tempo, un santuario, il cielo è qui, in questo luogo che è santo, dove si prega e si spera. ». Si è respirata una palpabile, commuovente vivezza di immagini e di atmosfere, nella rappresentazione intessuta di luci, volti, spiritualità realizzata dagli artisti della Fondazione di Monteverde e dal coro delle voci bianche e dal coro giovanile del Teatro Gesualdo. Una rappresentazione scenica di rara bellezza, che ha ricostruito la storia di un’intera comunità, cuore pulsante di vite, destini, e l’intrecciarsi di gioie, di sogni, di speranze, di dolori. Una rappresentazione che ha congiunto la terra ed il cielo, con ballerine, attori, acrobati che hanno saputo restituire il profumo di luoghi che sembravano irrimediabilmente perduti, di atmosfere e di carezze che hanno preso forma e vita nei gesti leggeri delle ballerine, nel canto dei bambini, nei piccoli di Sant’Angelo che hanno preso parte alla rappresentazione, nella luminosa immagine della Madonnina delle Grazie miracolosamente scampata al sisma del 1980, simbolo di una protezione e di una tenerezza che si perpetua ancora, e che non è relegata nel ricordo. Come ha recitato la voce narrante: «Non resteremo così, questo giardino desolato, alla periferia del tempo, è diventato il nostro cuore. Queste non saranno più le pietre del nostro dolore, il buio sarà la luce, e si sentiranno le risa dei tuoi angeli, Santa Maria».