Corriere dell'Irpinia

Rivive la magia dei Giaguari, un concerto per il sessantennale

Una storia di amicizia e passione per la musica che si intreccia con quella di Atripalda e dell’Irpinia. E’ la storia dei Giaguari che hanno festeggiato ieri il sessantennale con un concerto evento, che ha fatto registrare il tutto esaurito, nell’auditorium della Bper, malgrado la concomitanza con la partita dell’Italia. Una storia, quella dei Giaguari, nata negli anni ’60, capace di incidere profondamente sul tessuto sociale e culturale del territorio, dall’esordio ad un matrimonio all’approdo nel 1969 a Sanremo Giovani con una forte risonanza nazionale nel segno di quei ritmi che si facevano espressione di un desiderio forte di cambiamento.

Ad esibirsi nel concerto del sessantennale Elio Bascetta, Massimo Buonavita, Carmine Cioppa, Roberto Guidi, Adelson Nutini, Sasà Santaniello e Pino Stolfa, tutti introdotti dalla poetessa Emanuela Sica. Con loro sul palco anche Federica Nutini, figlia di Adelson, accompagnato al basso, da Sergio D’Ambrosio ed alla batteria da Davide, figlio di Federica ed al sax da Rosa Santaniello, figlia di Sasà, Antonio Buonavita, figlio di Massimo, con l’angolo della Musica Classica, Salvatore Cioppa, figlio di Carmine con i suoi CDF Friends fino a Magda Raucci, nipote di Sasà, la più piccola, poco meno di dieci anni, virtuosa della batteria. “Questo alternarsi di generazioni – spiega Carmine Cioppa – è la conferma che la storia dei Giaguari non può finire. E’ stata una grandissima emozione”

Una band diventata negli anni simbolo di una comunità in cui la musica è innanzitutto collante di un’amicizia e tentativo di comprendere la società e le sue trasformazioni “Sono stato legato da affetto fraterno a Enrico e Tonino Silvestri e a Manlio Piccolo – scrive il professore Raffaele La Sala – mi fa piacere ricordarli qui ed ora, insieme a chi – come Carmine Cioppa -, custode di preziose memorie e tuttora protagonista di esibizioni e revival – tenacemente ne perpetua il ricordo ed affida idealmente ai più giovani l’immagine nitida di una città, che anche nelle asprezze della lotta politica e delle contrapposte ideologie, sapeva costruire storie e miti, modelli di aggregazione e socialità. Poi ci ha pensato il terremoto a disperdere e lacerare”.

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