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Salvini, possibile una svolta moderata?

Al di là del pubblico e talvolta aspro confronto parlamentare, dietro le quinte vi è un grande annusarsi reciproco tra le forze politiche. E la Lega continua a mandare segnali contraddittori. Da una parte, Salvini polemizza con il Fmi, reo di aver abbassato le stime di crescita. E continua la sua guerra con Macron. Dall’altra, crescono le pressioni dell’ala leghista più moderata per l’abbandono dei toni duri. E il leader partecipa ad eventi mondani con esponenti della classe dirigente. Come la cena romana promossa dalla giornalista Annalisa Chirico, che ha assunto un significato e una portata particolari anche per la contemporanea presenza (a distanza di tavolo) di alcuni esponenti del giglio tragico renziano. Senza però, che ne sia scaturito alcun patto.

In politica, si sa, una cosa detta o fatta in momenti diversi, suscita impatti e conseguenze anche molto differenti. E oggi, di motivi di interesse tattico, ce ne sono abbastanza. La confusione che regna (e regnerà dopo le europee) sotto il cielo della maggioranza. L’enigma del ‘senatore semplice’ di Rignano che continua a sfogliare la margherita Pd sì-Pd no. Poi, rimangono in piedi le ragioni strategiche delle difficoltà delle forze politiche. I partiti hanno tutti i loro guai. Leader invecchiati, come FI. Assenza di leader come il Pd. Divisioni interne. Scarso appeal. Perciò incerti sul futuro. E costretti a guardare “con attenzione” alla Lega. O al suo elettorato. Nello stesso tempo, anche all’interno di essa – e talvolta anche al di là degli atteggiamenti anti-istituzionali e dei toni esagitati del leader – sembra farsi spazio una diversa corrente di pensiero. Meno di lotta e più di governo. Essa vedrebbe con favore una sorta di Lega più “democristiana” non solo nei numeri, ma soprattutto nella sua capacità di diventare, e di dimostrarsi, una sorta di partito-sistema, profondamente radicato nella società. Identificabile nelle sue istituzioni. Capace perciò di rappresentare buona parte della comunità nazionale, a cominciare da quella più avanzata e produttiva. Ma è davvero possibile ?

La politica italiana sembra essere entrate in una fase particolarmente “liquida” per diversi fattori. La profonda modificazione delle categorie tradizionali di sinistra e di destra, che oggi rende azzardata la proclamazione dell’allora lider maximo D’Alema, secondo cui “La Lega è una costola della sinistra”. Una maggioranza di governo tale in forza di un contratto e non di una vera alleanza fra simili. La crisi del tradizionale centro-destra. Le incertezze strategiche del Pd. Queste incognite rischiano di congiurare comunque contro la navigazione del governo, aggravate da quelle economico- finanziarie. Un quadro così delicato richiederebbe molto tempo per avviare una sorta di stabilizzazione del sistema “a trazione leghista”. Un tempo che rischia di mancare. Oltretutto, anche se la Lega appare , rispetto al suo alleato, più in sintonia con il suo elettorato, la conquista di ulteriore spazio potrebbe diventare possibile, probabilmente, solo in presenza di un annacquamento identitario. Esso avrebbe però ripercussioni soprattutto nelle zone di più antico e duro insediamento. Ed è difficile da ipotizzare, anche per la prospettiva ravvicinata delle europee, complicata da alleanze elettorali sovranazionali diverse tra Lega e M5s. Senza contare tutti gli interrogativi sul carattere e la personalità del leader leghista, niente affatto secondari nella sua rapida ascesa, fortemente incentrata su un capo decisionista e ipertrofico. Tutte queste incognite rendono non solo poco concepibile ma anche diffcilmente vincente, per ora, un Salvini moderato. Per giunta, vi sarebbe il rischio di diventare poco credibile se avviasse – adesso – una svolta del genere!

Comunque, sulla Lega – oltre alla congiuntura economica negativa – pesa come un macigno la concessione di ulteriori funzioni statali (e delle relative risorse) a Lombardia, Veneto ed Emilia -Romagna. Avviata dal governo Gentiloni. Voluta dai territori. Assicurata a parole. Un cammino irto di insidie. E visto come il fumo negli occhi da molti governatori, soprattutto del Sud. Su questo, la corazzata salviniana potrebbe davvero rischiare grosso !

di Erio Matteo

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