Corriere dell'Irpinia

Sant’Andrea di Conza, a confronto sui “Paesi non sono centauri” di Iuliano

Sarà presentata il 31 maggio, alle 17.30, presso la Sala Convegni del Centro di Mutuo Soccorso di Sant’Andrea la raccolta di Giuseppe Iuliano “I paesi non sono centuri”, edito da Delta 3. Interverranno Alba Cianci, presidente Fidapa Bpw, sezione di Sant’Andrea, la poetessa Claudia Iandolo, il giornalista Mino Mastromarino, gli scrittori Emanuela Sica e Paolo Saggese. Pubblichiamo di seguito un profilo di Mino Matromarino dedicato al poeta Iuliano

Giuseppe Iuliano è generoso autore di versi ermetici.  Non già nel significato di arcani, bensì  in quello – più consono –  di versi ben sigillati da uno stile di riuscita coerenza estetica. L’ Io delle sue liriche, liberatosi dalla innaturale modestia, non si limita all’espressione, ma anela all’incontro con il mondo, con l’Alterità divina e con quella umana, pretende di denudare le proprie radici. Le poesie di Iuliano si compiacciono di istituire traiettorie, più che itinerari. Si sottraggono strenuamente alla banale intersezione con  il vissuto  di chi le ha scritte. L’interiorità come sorgente e non contenuto del pensiero poetante, mediante l’ onesto prelievo autobiografico.

Nel componimento Col cuore in gola, ad esempio, Egli ha  delineato la soggettività femminile fin quasi a svelarne la corporeità: Benedetta vieni la sera/ a colmare vuoto di Madonna/  e attesa di peccato.

Sembra di scorgere la superba e inafferrabile passante di Baudelaire:    Longue, mince, en grand deuil, douleur majestueuse, une femme passa, d’une main fastueuse .

La scrittura di Iuliano è predicabile di oscurità nell’accezione di rugosità semantica, di spia di poeticità. Ovvero di resistenza del testo alla lettura agiata.  Una volta Paul Valéry ammise:                  << confesso che non afferro quasi nulla di un libro che non mi opponga resistenza>>.

Il lessico preciso del bardo nuscano è costellato di inciampi di senso, che obbligano il lettore ad una impegnativa iterazione ermeneutica.  E’ disposto a ospitare  solo  parole non inchinate.

Con ‘Smarrimenti’ ( Fra banchi e vetrine/moderno tempio di lusso e bisogni/ pellegrini convertiamo famiglie/a pratiche di fede.), il Nostro, finalmente distaccatosi dall’impegno – sempre a rischio di contingenza – è ritornato alle istanze moderniste, denunciando, in una cornice intergenerazionale irrisolta, non solo lo straniamento giovanile ma anche il disorientamento dei cosiddetti ‘adulti’. In una parola, archiviata la scomparsa della civiltà contadina, ha preso a indagare  sul sentimento di spaesamento.

Nelle antifrastiche poesie de I paesi non sono centauri  vi è insediata la irriducibile contraddizione dello smottamento demologico. Desiderio del restare contro necessità dell’andare. O viceversa.

Usa dirsi che, a furia di inseguire un sogno,  si finisce con l’identificarsi con esso.

In ‘Stella del Sud’ Iuliano ha invocato ‘una stella compagna  di viaggio cui affidare l’anima in pena  e le sue istintive scenate ‘, che ‘ ascolti preghiere e invettive  di qualsivoglia apostrofe’. L’opera ‘iulianea’ merita dunque di essere assunta nel firmamento poetico, tout court.

 

 

 

 

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