Corriere dell'Irpinia

Sant’Angelo dei Lombardi, il sindaco: “Gravemente penalizzati dalla chiusura pomeridiana delle Poste”

SANT’ANGELO DEI LOMBARDI – Dopo la riunione dei sindacati irpini, ora interviene anche il sindaco di Sant’Angelo dei Lombardi, Rosanna Repole: unanime la condanna dei disagi creati da Poste italiane con la decisione di chiudere lo sportello santangiolese nelle ore pomeridiane.

“L’amministrazione comunale – dice il sindaco Repole – ha condiviso le preoccupazioni emerse evidenziando le criticità della sede di Sant’Angelo dei Lombardi gravemente penalizzata della chiusura dello sportello in orario pomeridiano. Questa decisione presa in seguito all’emergenza Covid non è stata mai rivista, nonostante le reiterate richieste dell’amministrazione comunale, procurando disagi e danni all’intera comunità”.

“L’ufficio postale svolge un servizio fondamentale per una composita varietà di utenti, cittadini anche di paesi vicini, operatori commerciali, impiegati e funzionari di Enti, Istituzioni che operano sul territorio (Agenzia delle Entrate, Inps, Inail, presidio ospedaliero, Polo riabilitativo Don Gnocchi, casa di reclusione, scuole, fabbriche importanti come la Ferrero e altro). In estrema sintesi l’amministrazione comunale è solidale con i sindacati, e nel contempo ribadisce con forza l’esigenza della riapertura dello sportello nelle ore pomeridiane per un servizio più efficiente ed efficace reso ancora più urgente dopo la chiusura dell’unico sportello bancario presente sul territorio”.

L’assemblea dei sindacati provinciali a cui fa riferimento il sindaco Repole è quella che si è svolta venerdì scorso: al tavolo Confsal Comunicazioni, Failp Cisal, Uilposte e Slc Cgil, sigle “impegnate da sempre a fianco di tutti i lavoratori di Poste italiane. Abbiamo ritenuto doveroso promuovere sul territorio delle assemblee del personale da svolgersi in presenza, viste le continue trasformazioni che Poste Italiane da un decennio mette continuamente in atto, sotto forma di ‘strategia di crescita’… Strategie che sono molto più attente alla marginalità attuata con la riduzione dei costi che ai lavoratori ed alle comunità”.

“Le ultime decisioni del consiglio dei Ministri (cessione di una ulteriore quota del 29 per cento) – si legge nel comunicato delle organizzazioni sindacali – intese a stravolgere gli assetti proprietari di Poste Italiane, società partecipata, d’accordo con l’azionista di maggioranza (Mef), creano preoccupazioni tra il personale, visto che la collocazione di questa ulteriore tranche voluta dall’azionista è solo per fare cassa e null’altro”. “… Poste Italiane deve restare pubblica, anche perché è presidio per le popolazioni avanti negli anni, soprattutto nei centri rurali interni. Crediamo sia anche questo il significato del progetto ‘Polis’ che tanto si sta promuovendo e che è anche frutto di un finanziamento pubblico che graverà sui cittadini”.

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