AVELLINO- «Dopo quaranta anni di attività non sono mai stato superficiale. Prima di aver firmato quei documenti uno o due, ho visionato se nell’ elenco del registro delle presenze c’erano i nominativi di queste persone. Ho messo la firma a diplomi già stampati ».Una garanzia, quella ribadita nell’aula del Tribunale collegiale di Avellino dal dirigente di una delle scuole finite al centro dell’inchiesta dei falsi diplomi Cisl, una struttura di formazione di Santa Maria Capua Vetere, che si infrange dopo pochi minuti.
Quando il pm della Procura di Avellino Antonella Salvatore gli propone atti sequestrati dai Carabinieri del Nucleo Investigativo di Avellino, a partire dall’attestato datato settembre 2017 , quello della quarantenne di Carife che avrebbe acquistato il titolo falso dall’ex collaboratore della Cisl Antonio Perillo, il dirigente scolastico pur riconoscendo la sua firma, «sì, questa è la mia sigla», ha insistito sul fatto di aver comunque verificato prima di rilasciare a settembre del 2017 la certificazione necessaria per attestare il conseguimento del diploma, che quel nome sul registro ci fosse. Ma in aula, davanti al Tribunale collegiale presieduto dal giudice Roberto Melone il magistrato che insieme al Procuratore Rosario Cantelmo ha coordinato le indagini, ha tirato fuori altri atti. A partire proprio dai registri del 2011/2012 e ha puntualizzato che il nome della persona in questione non c’era: « Le esibisco il registro di quella scuolaha fatto notare il pm al teste- Il Pm rileva che non è presente il nome di F. R nel registro dell’anno 2011/2012». Ma neanche di fronte a questa circostanza il dirigente scolastico ha fatto dietrofront. Anzi, ha tenuto a ribadire che « Io di sicuro ho visto il nome e cognome di questa signorina sul registro . In caso contrario non lo avrei firmato di sicuro».Un documento firmato ed un giallo che resta comunque. Quello sulla veridicità dell’atto. Visto che il nome della ragazza di Carife non risulta agli atti della scuola di formazione.