Corriere dell'Irpinia

Scrivi al Corriere – Da Aristofane agli influencer nella politica

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Gentile Prof.re Fiore,

vorrei portare all’attenzione dei lettori del Corriere un fenomeno che sembra caratterizzare sempre di più la nostra scena politica: la crescente presenza di candidati provenienti dal mondo degli influencer. Non passa giorno senza che uno di questi personaggi, abituati a gestire followers e like, annunci la propria candidatura a cariche pubbliche, spesso con grande risonanza mediatica.

Da un lato, si potrebbe accogliere questa tendenza con ottimismo. La partecipazione alla vita politica di figure conosciute e seguite da milioni di persone potrebbe sembrare un segno di maggiore inclusività e di rinnovamento. In un’epoca in cui l’apatia politica è diffusa, l’ingresso di volti noti potrebbe riaccendere l’interesse delle nuove generazioni verso il dibattito pubblico e il processo democratico.

Tuttavia, nutro serie preoccupazioni riguardo a questa deriva. Innanzitutto, essere un influencer di successo non implica automaticamente il possesso delle competenze necessarie per gestire questioni complesse e prendere decisioni che incidono profondamente sulla vita dei cittadini. La popolarità sui social media si basa spesso su qualità molto diverse rispetto a quelle richieste per un buon governo: abilità comunicative, capacità di intrattenere e, in molti casi, una certa dose di narcisismo. Governi e amministrazioni, invece, necessitano di competenze specifiche, esperienza, integrità e una profonda comprensione dei problemi sociali, economici e istituzionali.

Inoltre, temo che questa tendenza possa accentuare un pericoloso spostamento verso una politica spettacolarizzata, dove l’apparenza e la notorietà rischiano di prevalere sul contenuto e la sostanza. In un sistema democratico, è fondamentale che i cittadini possano scegliere i propri rappresentanti basandosi su programmi, idee e capacità, non su chi ha più followers o sa creare i post più accattivanti.

Cordiali saluti,

Lettere anonima (Un’irpina emigrata al nord).

RISPOSTA

Gentile lettrice,

Platone utilizzava un termine specifico: «teatrocrazia»; scagliandosi contro coloro che ridicolizzavano questioni importanti attraverso la commedia e contro coloro che si lasciavano ubriacare dalla spettacolarizzazione. Eppure, Platone mirava ad attaccare commediografi di altissimo profilo come Aristofane, per citarne uno. C’è da dire che oggi, in giro, non se ne vedono molti di Aristofane, però neanche di Platone. Tragga liberamente le sue considerazioni…

Vincenzo Fiore

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