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Se gli equilibri del paese si spezzano 

I risultati regionali in Abruzzo, molto diversi fra Lega e M5S, rischiano di innnescare nuovi nervosismi in una maggioranza in guerra con tutti. Nei giorni scorsi, l’arrembante attacco a Banca d’Italia e Consob.

Poco più di una settimana prima, l’irresponsabile provocazione verso la Francia e il totale disallineamento italiano sul Venezuela rispetto all’Unione europee. Due delle più maldestre e avventurose sterzate in politica estera che la storia dell’Italia repubblicana ricordi.

Poi, il “ce ne freghiamo” rispetto agli avvertimenti dell’Ue di considerare aiuti di Stato (perciò soggetti a sanzione europea) i rimborsi ai risparmiatori delle ex banche popolari venete. Quindi le parole sprezzanti sull’ Inps, accusato di remare sistematicamente contro. Infine, la messa sulla graticola dell’Istat, colpevole di diffondere dati non graditi. Insomma, sembra che i due vice- premier abbiano modificato l’antico proverbio, diventato ormai “un nemico al giorno toglie il medico di torno”. Ma non l’alleato, con cui la concorrenza diventa sempre più aspra e senza regole. E’ forte tra gli osservatori l’impressione che l’esecutivo, ormai, proceda senza una linea, nè in politica estera nè in quella interna. Che vada avanti per impulsi poco più che giornalieri. Senza strategie che non siano quelle elettorali dei partner. Infatti, dopo l’approvazione dei provvedimenti–bandiera, sembra che i Lega e M5S non sappiano bene come procedere. E appaiono concentrati nel marcare i loro territori, senza risparmiarsi scaramucce o vere e proprie battaglie, solo per la conquista di ulteriori consensi. Almeno fino alle europee, infine, non possono separarsi, nonostante gli accentuati squilibri creati dalle regionali abruzzesi!

La linea finora seguita dal Quirinale – fondata sulla costante moral suasion praticata con lealtà repubblicana – è riuscita in molte occasioni a salvaguardare i nostri interessi nazionali fondamentali Però in un quadro come l’attuale, che vede alla corda ogni forma di moderazione, rischia di non bastare più. Negli ambienti della Presidenza, la delusione per la riconfermata non-scelta del governo sul Venezuela, nonostante il pubblico richiamo del Capo dello Stato a non rompere la solidarietà europea, è stata forte. Innanzitutto per la debolezza del premier Conte. Quest’ultimo non è apparso e non appare in grado di frenare le spinte più irresponsabili e pericolose derivanti sui tradizionali equilibri atlantici ed europei dagli atteggiamenti dei due concorrenti politici. Anche sul dossier- Francia, Conte ha scelto di non-scegliere, rinviando ogni decisione a quando gli animi saranno sbolliti. Lo stesso sulla querelle con Bankitalia e Consob, su cui il solo Tria si è esposto sottolineando l’indipendenza dei due istituti. Insomma, la cifra prevalente dell’esecutivo sembra essere quella di non decidere. Non affrontare. Rinviare. Questa linea, o meglio l’assenza di una linea rischia però di essere solo un espediente tattico, non una soluzione. L’incalzare della concorrenza tra Lega e M5s porterà infatti sempre più all’esplosione continua di mine sempre più difficili da disinnescare per la coalizione. Finora apparsa incapace di disegnare un profilo di Paese coeso, moderno e ricco di iniziativa. Al contrario, l’Italia giallo-verde appare in forti difficoltà economiche. Isolata sul piano europeo e internazionale. Con la produzione in calo. E i cantieri ibernati.

Un Paese spezzato. Con istituzioni protagoniste di gravi incomprensioni o sottoposte a continue tensioni. Elite private di ogni legittimazione. Forze politiche preoccupate solo della loro semplice affermazione o sopravvivenza, senza alcuna idea del futuro. E le diverse componenti della classe dirigente non sembrano rendersi conto del pericolo immediato. Non l’avvento di un regime autoritario per la verità ancora lontano. Bensì la dissoluzione di ogni reale tessuto connettivo del Paese, già ora in atto. In questo quadro, può meravigliare se gli italiani, partigiani già di loro, ma incattiviti dalle difficoltà economiche e aizzati l’un contro l’altro dai quotidiani proclami dei tanti arruffapopolo improvvisati, sembrano smarrire ogni giorno un po’ del loro comune sentire ?

di Erio Matteo

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