Site icon Corriere dell'Irpinia

Se la politica non conosce il confronto

In una democrazia compiuta come sognava Aldo Moro il ricorso alla manifestazione di piazza dovrebbe essere appannaggio delle forze di opposizione. Ma oggi viviamo in un mondo rovesciato dove i due partiti di maggioranza recitano una doppia parte: di lotta e di governo.  E così sabato scorso i Cinque Stelle hanno sostenuto i manifestanti no Tav a Torino mentre a Roma la Lega ha radunato migliaia di persone con lo slogan “Prima gli italiani, dalle parole ai fatti”. Fatti per la verità se ne vedono pochini. Parole tante visto che Di Maio e Salvini sono in perenne campagna elettorale.  Due forze anti sistema, anti casta, unite da un risentimento verso le istituzioni hanno indubbiamente bisogno di mettere in scena la propria narrazione. Rivolgersi insomma direttamente al popolo senza bisogno di altre liturgie. La politica diventa l’evento, l’esserci. E così nasce il rapporto con la piazza vera e con la piazza virtuale dei social. Salvini, ad esempio, entra in rotta di collisione con la magistratura vedi i casi di Agrigento o di Torino e la risposta non arriva da ministro dell’Interno ma via facebook. La sua verità senza il “fastidio” del confronto. La risposta è sempre la stessa qualsiasi cosa accada. A chi critica l’azione del governo si replica invitandolo a candidarsi alle prossime elezioni. Si risponde direttamente al popolo che è l’unica sorgente di legittimazione. Gli elettori invocati anche in passato da Berlusconi o da Renzi. Il Parlamento o le altre istituzioni indipendenti vissute come un intralcio all’azione dell’esecutivo. Un cambio di passo che non è nuovo ma che adesso sempre di più tende ad accentuarsi. Una politica che non ha ancora capito che la democrazia è faticosa mediazione, nobile compromesso. In questo contesto è chiaro che anche la trattativa articolata e complessa con la commissione europea sulla manovra è stata condotta dal governo tra strappi, minacce e retromarce. Si lavora per ridurre il deficit fissato ora al 2,4 per cento del Pil nel 2019 e per depotenziare le misure che più preoccupano l’Unione. Ma l’idea resta sempre quella che dopo le elezioni questa Europa non farà più la faccia feroce con l’Italia perché la commissione cambierà colore politico. Salvini alterna la sua politica contro le èlite e i migranti a quella più rassicurante che punta all’elettorato moderato in libera uscita da Forza Italia. Elezioni europee come prova regina della scalata verso il potere, con la Lega che si candida a prima forza politica del paese. L’obiettivo è smacchiare e superare l’alleato di governo, quei Cinque Stelle che dopo cinque anni di crescita continua sono vicini alla discesa almeno stando ai sondaggi.  I militanti della piazza romana scrive dunque Francesco Merlo sono salviniani perché Salvini è l’uomo del momento, come fu Renzi, come fu Berlusconi. Ed è abbastanza singolare che in momenti diversi e da ultimo Salvini sabato in piazza hanno citato tutti e tre De Gasperi e la famosa frase secondo cui i politicanti pensano alle prossime elezioni mentre gli statisti guardano alle prossime generazioni.  Evidentemente non è casuale che Renzi, Berlusconi e Salvini  citano De Gasperi e poi non mettono in pratica i suoi insegnamenti. Salvini  oggi incarna il volto di una destra nazionalista che spinge indietro l’orologio della storia e ha l’ossessione dell’Europa che va cambiata e rifondata. Un pensiero lontano e diverso rispetto a chi come De Gasperi l’Europa l’ha costruita.  E del resto anche chi come Macron è stato eletto sull’onda europeista oggi è alle prese con una dura contestazione e come dice lo storico Pierre Rosanvallon chi credeva che l’elezione di Macron avesse preservato la Francia dall’ascesa del populismo oggi scopre che ne è diventato la premessa.

edito Andrea Covotta edito dal Quotidiano del Sud

Exit mobile version