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Se l’economia entra in classe e fa discutere

 

Si è svolto il  secondo incontro di un ciclo di lezioni per gli studenti delle classi quinte, promosso dal Dipartimento di Discipline Giuridico-Economiche dell’I.T.E. “Amabile” di Avellino sul  tema “L’Economia reale e la Finanza tra Localismi e Globalizzazione”.
Presenti, nell’Aula “Minniti” dell’Istituto, i docenti dell’Università di Salerno Elio Iannuzzi (Economia e gestione delle Imprese),  Gerardo Metallo (Economia e Finanza d’Impresa),  Maria Teresa Cuomo (Economia e Gestione delle Imprese). Nell’introdurre il dibattito la dirigente scolastica Antonella Pappalardo, citando Hegel (“L’Economia fa molto onore al pensiero perché trova le leggi di una gran massa di attività umane, lascia le astrazioni per risolvere i problemi delle vita”), ha  sottolineato il valore formativo dell’incontro, in una scuola che privilegia l’aspetto concreto della vita per comprendere i problemi reali.
Per il Prof. Iannuzzi dal 2008 ad oggi ci sono state problematiche che hanno ribaltato i ruoli tradizionali dell’area più forte dell’economia, l’Europa, lasciando il primato a Paesi quali la Cina (Giappone, Est asiatico) che, sebbene in una forma di Far west regolamentare ed ambientale, figura oggi con un incremento annuo del PIL di 6/7%, grazie ad una produzione che può ritenersi all’avanguardia. In ombra rimangono Portogallo, Grecia, Spagna; al centro restano grandi potenze come USA, Inghilterra, bene, invece,  la Germania.  Il caso dell’Italia è, invece, quello del localismo, assemblamento di piccole economie e medie imprese che mal competono con i colossi su citati.
E’ compito del prof  Metallo affrontare il tema  ("Think global, act local") "Pensare globalmente, agire localmente".  Il relatore si cala nelle vesti di un “micro economista” e lancia una sfida: “Si può essere eccellenti pur essendo piccoli? Perché il localismo è perdente rispetto al globalismo?
Il punto di partenza è quali sono gli elementi chiave. Ne vengono elencati alcuni e sollevati i relativi quesiti. Dalla relazione emergono diverse criticità tra la struttura economica e manageriale delle imprese e le modalità di finanziamento delle stesse.
Per la  Prof.ssa Cuomo, punto di partenza, volano e motore di ripresa economica locale  e nazionale è la parola d’ordine “innovazione”. Per competere, l’innovazione è diventata una necessità, un imperativo categorico. “Siamo nella cosiddetta terza rivoluzione industriale, l’era digitale e reinterpretare, dando vita a nuovi modelli organizzativi, incide sull’operatività e si ribalta sulla società”. Non solo quindi innovazione in senso statico ma “open innovation” “sharing economy”, innovazione disponibile sul mercato.
Una tendenza attuale, ritenuta un driver dell’economia è la Start-up, segmento aziendale con un dinamismo nuovo. Si tratta di un’impresa in fase di avvio, che presenta tratti di novità rispetto alla tradizionale azienda: incide sulla creazione di lavoro, possiede geni di innovazione tecnologica, reagisce in modo flessibile e brillante nei periodi di crisi. Anche l’aspetto legislativo che disciplina tale tipo di impresa delinea i tratti innovativi. Una Start-up si compone per 2/3 di laureati specialisti e 1/3 di possessori del titolo di dottorato di ricerca. Ma  non tutte le Start-up promuovono innovazione nè essa è l’unico requisito garantito per legge, tale da valutare buono un progetto. In Campania nel 2015 si contano circa 268 Start-up, a fronte delle oltre 2.000 presenti sul territorio italiano.
A conclusione dell’interessante dibattito,  il collaboratore della Dirigente, Prof. Vincenzo Bruno,  rimarca come la scuola sia attenta allo studio scientifico del fenomeno e pienamente collocata nell’evoluzione del settore.
Seguono gli interventi degli studenti in un alternarsi conciso di quesiti e chiavi di lettura:  vantaggi/svantaggi della globalizzazione/localizzazione, punti di forza/debolezza delle piccole/medie imprese europee, regole dell’economia globale, modelli del sistema capitalistico, capitale umano o, meglio, di “persone umane qualificate”, unico elemento di valore che determina un’impresa di successo. Non manca il riferimento all’U.E. nell’influenzare l’incentivazione di imprese e Start-up nel Sud.
A quest’ultimo si lega l’epilogo, affidato alla Prof.ssa Cuomo. La direzione è quella della Digital agenda 2011, finanziamenti e aiuti gestiti a livello nazionale ed europeo. Ma senza commettere “errori di distorsione”. Così conclude con il pensiero attuale di un grande studioso meridionale, Pasquale Saraceno: «Una zona rimasta economicamente in ritardo non potrà mai avviare un processo di sviluppo se appropriati incentivi non vengono introdotti per pareggiare in qualche modo i motivi di vantaggio di cui fruiscono le zone già sviluppate. Un sistema di incentivi deve però tendere a dare solo quanto occorre per rendere conveniente l’investimento; se infatti si supera quel limite, delle due l’una: o si promuovono aziende destinate a vivere indefinitamente dei contributi oppure si consente il formarsi di rendite a favore di quelle aziende capaci di conseguire una produttività normale».
In sintesi, nelle maglie di un fenomeno così complesso, sapientemente gestito dalla perizia dei relatori/ricercatori presenti, si è assistito ad una discussione fervida di stimoli e proposte di soluzioni.


Prof.ssa Iris Ciriello in collaborazione con gli studenti Giovanni Feo e Pietro Monaca

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