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Simulate sembianze di Fresa, parlare con una nuova voce per rinascere

“Ognuno di noi dovrebbe imparare a tradurre un poeta, col proposito (difficile e coraggioso) di apprendere a parlare, anche per poche ore, con una nuova voce; dunque provando a rinascere ogni volta” Lo sottolinea Mario Fresa nel presentare la sua raccolta “Simulate sembianze. Traduzioni di poesia”, la Valle del tempo. Fresa si conferma poeta e  traduttore raffinato, facendo rivivere i versi di Guillaume Apollinaire, Maurice Metterlink, Paul Eluard, Antonin Artaud e Raumond Queneau, di Renè Char e Blaise Cendrars o Jean Pierre Duprey attraverso una resa che cerca di rendere appieno i giochi linguistici e il tono che contraddistingue poeti certamente complessi per la loro ricerca di un linguaggio che va al di là di regole stabilite. “Meglio, mi sono detto – scrive l’autore – giocare a fare il sosia impuro, un po’ fedele e un po affrancato. E preso atto perciò dell’impossibilitò di riprodurre con filologica pignoleria i testi originali ho scelto, in certi luoghi, la strada eretica e del libero contrappunto. In non pochi casi allora il gioco lieve di queste traduzioni ha voluto avvicinarsi a un’alta parodia dei testi interpretati. E ho applicato ai versi certe minime inversioni sintattiche, sfumate dilatazioni o contrazioni metriche, brevi o scherzose puntature”. La sfida, ci ricorda Fresa, è quella di “cercare un’alchimia, una stregata soluzione che possa trasformare una parola in un’altra parola, rigenerando la sua forza, la sua carica di energia e di vita”. Lo dimostra un testo come “Fumo” tratto da Andrè Frenaud “Sempre la vita si raccoglie/ come s’addensa il fumo sopra i tetti/come il sole s’allontana dalla valle/come un ronzino velocissimo la vita/va”. Così in “Topino” Fresa riesce a mantenere la forza giocosa del componimento, affidata alla rima “O belle, mie belle, terribili, belle giornate/Topini del tempo che la mia vita divorate/Trent’anni, miodio, tren’anni li compirò tra un mese/Che tempo perduto/Che ore malissimo spese”. Ne “L’ora fatale” dimostra una grande attenzione alla scelta lessicale “quando il corpo sarà sfiancato dagli sforzi midollari/che slombano i morti/col cervello poverello bucherellato come ‘na groviera, specialità della casa dei morti…” Nella Romanza tratta da Tric Trac del cielo di Artaud ritroviamo la forza della musica che attraversa la città “Dalle finestre la Musica esce fuori/e tu sciogliti midollo della nostre ossa/La città intera si rovescia/in uno spasmo delizioso…E l’attesa si ripete/nello spazio di ciascuna sporgenza/che la manovella dal cuore stonato/imprime alla musica tersa”

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