Site icon Corriere dell'Irpinia

Speranze per le aree interne non per la città

Di Gianni Festa

Ritorniamo in edicola, dopo la pausa estiva, con tante novità che ci rendono ottimisti, ma anche avvertendo il peso della situazione cittadina che continua a consegnarci sorprese. L’ottimismo, a dire il vero, riguarda lo sviluppo che sarà. Le aree interessate sono quelle coincidenti con le zone interne e, in particolare, i Comuni ubicati nella Valle Ufita, Sant’Angelo dei Lombardi e quelli che sono interessati alla produzione vitivinicola, da Tufo a Taurasi, ecc. Si inserisce, per antica tradizione, anche il Solofrano con la specificità delle aziende conciarie. Per tutto questo si avvicina l’ora di una sfida che richiede mutamento di mentalità da parte di chi investe e, soprattutto, da parte delle forze politiche e dei sindacati. La direttrice di sviluppo che richiede maggiore attenzione è la Valle Ufita. Qui il Polo logistico fa da pilota per una vasta area nel Sud.

La Cina è vicina ed è pronta ad investire nell’Industria italiana autobus; vanno avanti i cantieri per l’Alta velocità; si avrà il collegamento tra due capitali del Sud con la ferrovia Napoli-Bari. Per quanto riguarda Sant’Angelo dei Lombardi l’ultima straordinaria novità della produzione della Nutella green della Ferrero accende un faro su un’area in cui agisce il Progetto pilota il cui passo si spera possa cambiare. Rimane indietro il capoluogo, Avellino. E non solo perché gli scandali che hanno travolto il cuore dell’amministrazione comunale hanno sporcato l’identità di una cittadina un tempo sonnolenta, ma onesta, ma perché non si coglie, come sta avvenendo per il resto della provincia, nessun disegno di sviluppo, mentre resiste un appiattimento mortale ed una diffusa illegalità non sempre contrastata come si dovrebbe. La mobilità è un disastro che muove da una stazione ferroviaria senza anima, muta, con suoli su cui si addensano storie di grandi affari; una metropolitana che costituisce pericolo per i cittadini e crea disagio per l’ingombro stradale; un reticolo industriale a Pianodardine gestito dall’Asi che non comunica con la città; colate di cemento da parte di speculatori edili, alcuni dei quali in combutta con la camorra, con la complicità della burocrazia; una situazione nel settore della cultura che mortifica un orgoglioso passato. In città si respira l’aria della precarietà con un terremoto e continue scosse.

Chi sa parli, non sfidi la legalità. Se Avellino non ha futuro le responsabilità sono soprattutto politiche: a destra, come a sinistra, nel campo largo o stretto che sia. Di faccendieri che usano il proprio ruolo per interessi egoistici; di. trasformisti vergognosamente resistenti sulla scena. In realtà, si è registrato, nell’ultimo ventennio, un processo di lento degrado nei confronti della città. Che si potrebbe spiegare così, sia pure in sintesi. C’era una volta una classe dirigente di tutto rispetto, che, però, non ha lasciato eredi. Se qualcuno osava opporsi a quel sistema, subito la sua testa cadeva sotto la mannaia dei politici di un tempo. Esauritasi quella classe dirigente, sono rimasti, fatta qualche eccezione, i cortigiani senza idee, affamati per conquistare spazi di gestione personale. La politica è così morta e i partiti sono ridotti a clan. Vertici senza rispetto per la base. Senza una rivoluzione morale dal basso ogni futuro sarà impossibile. E di questo passo la città lentamente avrà tanti palazzi, uno stadio da fare invidia, le strade con una leccata di asfalto, ma sarà senza anima.

Exit mobile version