Corriere dell'Irpinia

Summer School, Quasimodo e la traduzione come dialogo tra culture

di Rosa Bianco

La seconda sessione della Summer School dedicata a Salvatore Quasimodo, svoltasi oggi 27 agosto 2024, ha offerto una straordinaria opportunità per approfondire l’opera di uno dei più grandi poeti del Novecento italiano, con particolare attenzione al suo ruolo di traduttore, traduttologo, librettista e scrittore di teatro. La giornata si è conclusa con un intervento magistrale del professor Alberto Granese dell’Università di Salerno, che ha saputo compendiare sapientemente le diverse prospettive emerse durante i lavori, tracciando nuove linee di ricerca e sottolineando la rilevanza attuale del pensiero quasimodiano.

Traduttore e Traduttologo

La mattinata è stata aperta da una serie di interventi che hanno esplorato in profondità il ruolo di Quasimodo come traduttore e traduttologo. Giuseppe Rando dell’Università di Messina ha fornito una panoramica della funzione di Quasimodo come ponte tra culture, evidenziando come la sua attività traduttiva non si limitasse alla semplice trasposizione linguistica, ma rappresentasse una vera e propria reinterpretazione culturale. Francesco Galatà, sempre dell’Università di Messina, ha proseguito questo discorso, sottolineando la “ricerca impetuosa dell’uomo” che caratterizza sia le traduzioni dei classici sia la poesia del Dopoguerra di Quasimodo. Galatà ha mostrato come Quasimodo, attraverso la traduzione, abbia cercato di rispondere alle domande esistenziali emerse dalle macerie del secondo conflitto mondiale.

Virginia Criscenti dell’Università di Torino ha poi offerto un interessante confronto tra le traduzioni del “Macbeth” shakespeariano, realizzate da Quasimodo e Edoardo Sanguineti, ponendo l’accento sulla creatività traduttiva di Quasimodo, che ha saputo far risuonare la tragedia shakespeariana in un contesto culturale e linguistico nuovo, senza tradire la potenza originale del testo.

Libretti e Scrittura Teatrale

La sessione è proseguita con un’analisi dell’attività di Quasimodo come librettista e scrittore teatrale. Rita Capodicasa dell’Università di Palermo ha discusso il libretto “L’amore di Galatea”, scritto da Quasimodo per la musica di Michele Lizzi, sottolineando come il poeta sia riuscito a riattualizzare il mito classico, conferendogli una dimensione moderna e universale. Maria Di Mauro dell’Università di Bari ha poi esplorato la “verità poetica” della produzione teatrale di Quasimodo, evidenziando il suo impegno nel cercare un equilibrio tra la parola poetica e l’esigenza spettacolare.

Gli Interventi in Radio e nei Periodici

Nel pomeriggio, l’attenzione si è spostata su un aspetto meno noto della carriera di Quasimodo: i suoi interventi in radio e sui periodici. Luca Vincenzo Calcagno dell’Università di Torino ha ricostruito il ruolo della radio come veicolo della “poesia pura” di Quasimodo, mettendo in luce la capacità del poeta di utilizzare il mezzo radiofonico per raggiungere un vasto pubblico, pur mantenendo intatta la profondità del suo messaggio poetico. Alberto Luca Zuliani, anch’egli dell’Università di Torino, ha poi illustrato il viaggio di Quasimodo negli Stati Uniti nel 1966, analizzando come questa esperienza abbia influenzato la sua produzione e il suo pensiero, arricchendolo di nuove prospettive culturali e sociali.

La giornata si è conclusa con l’intervento del professor Alberto Granese, che ha saputo riassumere e collegare i vari temi emersi durante la sessione. Granese ha offerto una riflessione profonda e articolata, capace di integrare le diverse sfaccettature della figura di Quasimodo. In particolare, ha sottolineato come la traduzione, per Quasimodo, non fosse solo un atto linguistico, ma una forma di dialogo culturale e intellettuale, capace di arricchire la sua stessa produzione poetica.

Granese ha anche tracciato nuove linee di ricerca, suggerendo la necessità di esplorare ulteriormente il rapporto tra la traduzione e la produzione originale di Quasimodo, nonché il suo contributo alla diffusione della cultura italiana all’estero. Inoltre, ha posto l’accento sull’importanza di studiare l’interazione tra la poesia di Quasimodo e altri ambiti espressivi, come il teatro e la radio, per comprendere appieno la portata della sua eredità culturale.

 

La seconda sessione della Summer School su Salvatore Quasimodo ha rappresentato un momento di alta riflessione accademica, capace di illuminare aspetti cruciali e spesso trascurati della sua opera. Grazie all’intervento conclusivo del professor Granese, i partecipanti hanno potuto cogliere la straordinaria complessità e modernità del pensiero di Quasimodo, riconoscendo in lui non solo un grande poeta, ma anche un intellettuale capace di dialogare con il suo tempo e con le culture del mondo, lasciando un’eredità che continua a interrogare e ispirare le generazioni future.

Sarà sempre il prof Alberto Granese a inaugurare e condurre domani mattina la III Sessione della Summer school dedicata alla Letteratura italiana del Tre – Seicento

 

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