Gran parte di questi fondi, come detto, sono finiti negli studi professionali di geometri e costruttori, spesso legati a doppio filo alla politica dominante in quel tempo; un’altra parte nella ricostruzione vera e propria di abitazioni, a volte facendo abuso rispetto alle reali esigenze. Infine in opere che non hanno prodotto alcun risultato e, talvolta, con opere anche di dubbio valore. Che cosa oggi ci consegnano questi anni? Gli scioperi degli studenti del Liceo Mancini di Avellino, della Solimena e di altri edifici scolastici della provincia che, stando alle perizie sono di dubbia stabilità. Forse, e senza forse, sarebbe stato più giusto attivare una parte dei fondi per l’edilizia scolastica che oggi è nell’occhio del ciclone. Forse, e senza forse, una parte dei fondi più che finire nei rivoli di un esasperato clientelismo, poteva essere utilizzata, in particolare nel capoluogo, per usi più dignitosi rispetto ad un Mercatone che non ancora ha ruolo se non quello di accogliere barboni e giovani deviati. O nella costruzione di un tunnel che continua ad essere idrovora di fondi pubblici senza che esso risponda al criterio per cui fu progettato, con i parcheggi sotterranei per alleggerire il traffico. E le scuole? Tutto rinviato. Da qui le proteste attuali, le angosce delle famiglie, gli studenti che scendono in piazza. A questo proposito va detto, senza indugi e contro ogni malevole interpretazione, che l’operato della Procura della Repubblica di Avellino, che secondo alcuni sarebbe poco indulgente, si colloca invece in quello spazio di garanzia che è di salvaguardia del bene comune.
Mi chiedo oggi: se in questa città dalle mille emergenze si fosse affrontata solo una di esse, a partire dall’edilizia scolastica, allora si che la protesta non avrebbe avuto senso. Ma tant’é: dal deserto del centro storico, isolato e dai cento si fitta, alla dogana stretta nei tubi innocenti, a quell’indecente in piazza libertà che si ha anche vergogna di inaugurare, al tramonto del teatro Gesualdo, avvolto tristemente in un buio fitto senza ragione, tutto qui si è trasformato in una Grande Emergenza grazie alle facce di bronzo anche di un ‘amministrazione senza decisione, nè governo.
di Gianni Festa edito dal Quotidiano del Sud