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“Un Natale da baciare con grazia”, di Monia Gaita

Un altro Natale da baciare con grazia, da accarezzare a lungo e soave, da allacciare al cuore come una cintura. Non mi era dovuto. Non mi era scontato. Non era inevitabile che fosse. Un altro Natale pieno di vivi che sono vivi, di vivi che non si sentono vivi, di vivi che provano a sentirsi vivi, di morti che non sono mai morti, e di morti che sono più vivi dei vivi.

Un altro Natale a ricordarci che nulla si perde e tutto si conserva in questa piccola grande grotta che è il cuore di ognuno. A ricordarci che il dare è più importante dell’avere, che nell’amore la bilancia non serve, che i calcoli storpiano somme e sottrazioni, che percepire viene prima di ponderare. Che rispettare viene prima di giudicare. Che accogliere viene prima di scacciare. Che perdonare è meglio che condannare. Che adottare una speranza è più bello che rinunciare. Che allevare un sogno somiglia ai gesti del contadino. Devi arare con pazienza, estirparne le erbacce, irrigarne gli alberi fino alle radici. Che i progetti sono campi da concimare.

Devi metterci cura. Devi metterci tempo. Devi metterci amore. Che certi incontri pensi che avvengano per caso, ma è forse un caso cinto di ragione. Che non è facile appiccicare un senso a tutto ciò che accade. Che non è sempre facile vestirci di senso quando il senso fugge o si trasforma nel contrario. E poi ti giri attorno e guardi la tua vita come fossi un altro: le gioie, i passi, i fragili possessi che vorresti eterni, il buio, le buche, i tradimenti, le cadute. E ancora credere con forza: che bello nascere! Che bello esserci! Che bello sentirci, uno per uno, un esile dono della Terra. Senza sapere per chi, senza sapere per cosa. Uno per uno, un dono della Terra.

Di Monia Gaita

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