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Villa bunker, il pm antimafia Soverio: risposta importante

 

VALLO LAURO- «Un’importante affermazione della presenza dello Stato, con la risposta al tentativo di affermare invece il potere di un’organizzazione criminale». Il pm antimafia Francesco Soviero commenta così la decisione di mandare a giudizio tutti gli imputati per la devastazione della villa confiscata al clan quindicese in Via Nazionale a Pago Vallo Lauro da parte del Gup del Tribunale di Napoli Anita Polito. «Un fatto importante quello avvenuto a maggio dello scorso anno, che non è stato sottovalutato. Era chiaro l’intento di devastare un bene passato nella disponibilità dello Stato, lo testimoniano anche i circa settanta pneumatici sparpagliati all’interno dell’abitazione e ritrovati dagli agenti della Squadra Mobile e del Commissariato». Insomma, una vicenda che meritava la risposta da parte dello Stato. Quella che è giunta con il rinvio a giudizio e con il processo che inizierà davanti ai magistrati del Tribunale di Avellino il prossimo 9 novembre. E sarà proprio il pm antimafia a condurre anche questa nuovo procedimento davanti ai giudici. Con delle contestazioni che hanno anche una certa particolarità, tutte aggravate dal metodo mafioso, nonostante si tratti di reati come la sottrazione di cose sottoposte a sequestro e la ricettazione. «Il Riesame-spiega il pm antimafia- aveva già scritto delle cose importanti nell’ambito dell’ordinanza sulle misure cautelari. Senza dubbio proprio sul profilo dell’aggravante mafiosa». Un processo per l’episodio della devastazione, quella avvenuta il 19 maggio 2015 in Via Nazionale a Pago Vallo Lauro. L’episodio scoperto da parte degli agenti del Commissariato di Lauro, agli ordini del vicequestore Aniello Ingenito e da quelli della Squadra Mobile di Avellino, agli ordini del vicequestore Marcello Castello. Una vicenda che era stata ricostruita grazie anche ad una serie di perquisizioni effettuate dagli agenti della Mobile presso le abitazioni dei familiari del boss Biagio Cava. Proprio all’esito delle stesse perquisizioni era emerso che gran parte del materiale, persino arredi del bagno strappati durante la notte del 19 maggio 2015, erano ancora nella disponibilità dei familiari di Cava. Da qui le indagini coordinate dal pm antimafia Francesco Soviero e gli sviluppi che hanno portato alla richiesta di rinvio a giudizio nei confronti dei sette imputati. Villa bunker, risposta importante” 

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