Corriere dell'Irpinia

“Vincerò per riscattare Di Nunno”. La promessa Gengaro

“Qualcuno ha osservato che Antonio Gengaro non ride. Sfido chiunque a farlo nella sua condizione: sente tutto il peso dell’impegno che ha assunto di fronte ad ogni avellinese”. A cominciare il comizio di chiusura del centrosinistra cittadino, a Piazzetta Biagio Agnes, è Enza Ambrosone, capolista Pd, “ma solo perché abbiamo seguito un ordine alfabetico”, chiarisce. “ Non faremo diventare Avellino come Stoccolma o Barcellona, ma una città decorosa, con asili nido, un sistema di protezione sociale contro la povertà dignitosa e silente che c’è, una città dove le regole sono rispettate. Non promettiamo la luna”, dice passando la parola Francesco Iandolo, capolista di Avellino progetto partecipato, che sottolinea come la sua lista è quella con la più alta partecipazione femminile di questa competizione “perché ha saputo ascoltare queste richieste e perché nei prossimi anni, quando saremo al governo della città, sarà la prima forza politica a sostenerle ed attuarle, a presidiarle, ad intraprendere un percorso di rinnovamento al femminile della cultura di governo e del linguaggio delle amministrazioni”.

“Le candidate di APP – continua – non sono in campo perché a qualche uomo è stato impedito di farlo, la loro è una scelta libera in virtù della loro forza e del loro protagonismo. Chiedo a Nargi: se non fosse intervenuta la procura sarebbe stata ancora sicura che Avellino abbia un bisogno assoluto di un sindaco donna? Perché se non fosse così la sua battaglia femminista sarebbe una vergogna e un’umiliazione per le migliaia di donne avellinesi che giorno dopo giorno rivendicano diritti, servizi, parità di salario e di accesso ai luoghi di potere”.
Ferdinando Picariello, che guida i 5stelle, osserva come Laura Nargi e Rino Genovese – che è appoggia da Livio Petitto e Angelo D’Agostino – siano due facce della stessa medaglia, entrambi espressione del civismo dell’ex sindaco Gianluca Festa. Altro che cambiamento.

E ancora Amalio Santoro, capolista di Per Gengaro, che ricorda il lavoro impegnativo che gli alleati del campo progressista hanno portato avanti per costruire una cornice democratica che mettesse insieme valori, idealità, un programma, che recuperasse la politica di fronte alla crisi morale e amministrativa che la città non ha ancora superato, una comunità finita in una bolla alcolica e che è vittima di un sistema corrotto e corruttore. Per Santoro le elezioni rappresentano un momento di svolta per lasciarsi alle spalle palazzinari e fantocci in mano ai potenti. I cittadini non si accontentano dello spritz, di essere figurine del sistema.

E’ la volta di Antonio Gengaro: “Genovese ha i phisique du role ma non ha studiato, non conosce la città. E non può essere comunque un pezzo dell’ex maggioranza a cambiare le sorti di Avellino. Tanto meno Alice nel Paese delle meraviglie”. Insiste sulla questione morale: “Su ogni appalto del Comune c’è stata sotto qualche altra cosa, ma nessuno dei candidati ha visto niente. Gli avellinesi però hanno visto”. E’ un appello alla legalità, alla dignità, ad un voto che sia consapevole e rispettoso della storia di Avellino. Un appello anche agli imprenditori onesti e non a chi ha costruito sulle colline o sul Fenestrelle deturpando Avellino: “Non si può spostare una pietra senza il consenso dei cittadini”, così Gengaro concepisce la politica.

Ricorda imprenditori come il compianto Nicola Sarno, sempre a disposizione della città in modo gratuito. Il nuovo stadio si farà, promette Gengaro, ma sarà fatto su misura per Avellino, per gli avellinesi, una struttura molto diversa dal progetto che c’è oggi e che prevede la realizzazione di un piccolo campetto e di una grande area commerciale. Insomma tutto all’insegna dell’onestà.

“A chi mi accusa di essere il passato della politica cittadina, faccio notare che con i miei avversari ci sono consiglieri che si candidano dagli anni Novanta, che hanno fatto la loro fortuna attraverso la gestione dei rifiuti e infine hanno smantellato il servizio per fare i propri interessi. L’ex amministrazione ha pensato ai fatti suoi e non ai cittadini”, tuona Gengaro. “Saranno gli avellinesi a giudicare”. Un passaggio lo dedica al Pd: “Spero di saper guidare la Ferrari che mi hanno affidato, spero che ci sia carburante a sufficienza, io ce la metterò tutta”.
Gengaro sente di rappresentare l’eredità del suo maestro Antonio Di Nunno, un sindaco che ha dato molto alla città e che ora deve essere riscattato per questo suo impegno. Pur essendo malato ha rinunciato a candidarsi alla Camera per completare il suo mandato da sindaco. Un modello a cui bisogna ispirarsi oggi più che mai.

 

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