E’ un invito a guardare oltre, a non fermarsi al marmo delle tombe quello che lancia il vescovo di Avellino Arturo Aiello nella tradizionale celebrazione del 2 novembre, nella cappella madre del cimitero di Avellino. Aiello sceglie di partire da “L’infinito” di Leopardi per spiegare il senso di “questa sosta sul colle dove riposano i nostri morti. Un colle che dovrebbe esserci caro come al poeta il colle dell’Infinito. La nostra cultura tende all’abbassamento delle difficoltà. I genitori sono impegnati a tagliare ogni siepe ai loro figli, perchè lo sguardo possa dilatarsi all’infinito. Quello che sembra un ostacolo come la siepe ci incoraggia, invece, a guardare al di là, a cogliere l’infinito verso l’orizzonte. Anche noi siamo chiamati a guardare al di là delle tombe dei nostri cari, oltre questo tempo. La morte è una siepe, un muro di cinta. Ma è anche una grazia. I sovrumani silenzi e la profondissima quiete di cui parla Leopardi evocano una visione mistica, sono anticamera dell’eternità”.
Il vescovo ricorda come “lo scoramento può assalirci nel visitare le tombe dei defunti, perchè ci confrontiamo con il passato e il futuro. Tuttavia, i tanti respiri che ci chiamano ci ricordano che c’è un di più, un universo più grande e più bello che ci aspetta”. Un richiamo, quello che arriva dalle voci di chi abbiamo amato, che è anche un invito a vivere pienamente l’esistenza: “Un invito a non morire anzitempo, perchè la vita ha uno scarto di eternità nelle sue manifestazioni più belle. Nell’amore, nella poesia, nell’arte anche la persona più fredda coglie un richiamo all’eterno. I nostri cari ci chiedono di vivere questo tempo con tutta la passione del nostro cuore, poichè dovremo renderne conto, senza però dimenticare l’eternità che ci attende. Quelle foglie che imputridiscono diventano linfa per la nostra primavera, per i futuri frutti. E’ la vita che ci aspetta, oltre ogni nostra possibilità di immaginazione o desiderio, la promessa di una comunione senza fine. Ecco perchè vi auguro di naufragare con me, in questo mare che ci libera dal peccato, che è mrorte e vita insieme”.
Sottolinea come i nostri defunti sono “il pilastro della nostra esistenza” e ricorda come “siamo davanti a due guerre che feriscono il senso stesso di civiltà. Ecco perchè c’è bisogno di uno sbarramento. Nonostante la violenza del momento presenza si preparano per noi cose grandi e belle. Il credente è invitato a vivere nella storia con gli occhi proiettati verso il futuro, un futuro che Leopardi ci ha descritto così mirabilmente”. A precedere la celebrazione l’omaggio ai defunti delle autorità, guidate dal prefetto Paola Spena. A partecipare alle celebrazioni anche il sindaco Gianluca Festa