Corriere dell'Irpinia

80 anni della Dc, Galli Della Loggia: una storia da ripensare

“Una storia da riscoprire, se è vero che la Dc seppe portare l’Italia dalle macerie della guerra all’ingresso nel club delle sette potenze mondiali. Prese un Paese talvolta ancora ottocentesco e lo lasciò tra le democrazie avanzate del Pianeta”. A sottolinearlo Ernesto Galli della Loggia nella sua relazione al convegno al Teatro Quirino di Roma, dedicato all’eredità del partito –laico, d’ispirazione cristiana– fondato 80 anni fa. La prima iniziativa organizzata dal comitato istituito per ricordare questo anniversario.

Ad emergere dagli interventi la laicità e l’ispirazione cristiana che hanno sempre caratterizzato l’azione del partito. A confrontarsi in un convegno dal titolo “Anima e corpo della Democrazia cristiana: Storia di un Paese” Paolo Mieli, Agostino Giovagnoli, Alberto Melloni, Aldo Schiavone e Francesco Bonini.

Una riflessione storica sulla Dc fortemente voluta da Ortensio Zecchino, storico ed esponente politico, già ministro dell’Università e della ricerca. Il programma, infatti, prevede nel corso di tre anni, oltre a un ciclo di seminari, anche borse di studio per giovani studiosi, produzioni audiovisive, un sito internet dedicato e la pubblicazione di sei volumi di ricostruzione della vita del partito. Un percorso di ricostruzione segnato da qualche ombra ma anche da luci, se è vero che la Dc è stata il partito che ha contribuito alla nascita della Costituzione, autore della scelta europeista e atlantica, della riforma agraria, del piano casa, della creazione del sistema sanitario nazionale. E se Zecchino rivendica che si è trattato di una storia di grandi leader e grandi riforme e soprattutto una storia «di popolo», non di affari di pochi, Galli Della Loggia parla di una debolezza legata alla dicotomia iniziale fra Dossetti e De Gasperi. Mentre Agostino Giovagnoli sottolinea come sia stato «partito della nazione» e nel contempo «partito della democrazia», grazie al rapporto fra «tradizione degasperiana e dossettiana».  Aldo Schiavone parla di colpe legate a una «visione strumentale della democrazia che stiamo scontando ad una ad una»

Exit mobile version