“Continuo a credere che il giornalismo debba conservare una forte valenza etica, dando voce agli altri. Solo così non perderà la finalità per cui è nato”. A ribadirlo il giornalista Aldo Balestra nel presentare, nello spazio antistante la libreria Mondadori “Ottanta passi in Rete”, edito da Terebinto. A prendere forma un dialogo a tutto campo sulla società di oggi, moderato dal giornalista Gianluca Amatucci, con il giornalista Daniele Morgera e la poetessa Rossella Tempesta. Balestra racconta il nostro tempo a partire dalle ottanta storie racchiuse nel volume, frutto del blog “Diritto&Rovescio” che cura sul Mattino dal 2017. Sottolinea come “al giorno d’oggi è sempre più facile confondere realtà e finzione, sui social imperversano tiktoker che influenzano l’opinione pubblica, si fa tutto ciò che non si avrebbe mai il coraggio di fare in in una piazza. Al tempo stesso, nelle famiglie sembra non esserci nessuna volontà di educare i propri figli ad un uso responsabile delle nuove tecnologie, dai cellulari ai social. Ma è chiaro che non possiamo fare finta che non esistano, proprio come nel caso dell’Intelligenza Artificiale. Dobbiamo imparare a controllarla, altrimenti rischia di condizionare il pensiero e le scelte politiche”. Ricorda come “C’è una generazione di bambini che è stata cancellata dalla guerra in Ucraina e a Gaza. Sono convinto che raccontare le loro storie storie possa essere importantissimo per smuovere le coscienze. Penso a un personaggio amatissimo da grandi e piccini come Luca Abete che coltiva il sogno di trascorrere un Natale a Gaza”.
A porre l’accento sulla forza degli exempla consegnati da Balestra il giornalista Morgera, a partire dal legame tra locale e globale. Ne è un esmepio la vicenda di Ella, bambina inglese, che lo Stato ha riconosciuto come vittima dell’inquinamento, poichè la sua morte è stata causata da anni di esposizione ai fumi delle fabbriche dei dintorni di Londra. “E’ stato inevitabile – spiega Balestra – pensare alle vicende della Terra dei fuochi e immaginare che ci possa essere un giorno, in Campania, una medesima legge che riconosca una simile responsabilità anche nelle aree del casertano e del napoletano. Un primo passo in avanti è arrivato dalla Corte Europea dei diritti che ha riconosciuto come una parte di quella terra sia stata avvelenata. Io non perdo la speranza e penso che, malgrado le difficoltà del nostro tempo, nessuno debba perderla, che il nostro compito sia quello di continuare ad essere cittadini attivi”. Sottolinea come “Al di là delle fede, c’è in ciascuno una spiritualità interiore che è legata alla forza del singolo. Anche in una storia come quella di Chiara Jaconis, giovane padovana in visita a Napoli, colpita e uccisa da una statuetta lanciata da un balcone ci sono ombre e luci, il padre ha sottolineato più volte la generosità dei medici di Napoli ma anche i ritardi dell’azione giudiziaria dei magistrati nell’individuazione dei responsabili. Non possiamo rassegnarci al pessimismo”. Pone l’accento sull’importanza di credere nei giovani e lasciare loro gli spazi che meritano “Lo dimostra il giovane autore della copertina, un amico di mia figlia, l’ho visto disegnare un giorno un volto su un fogllio e gli ho proposto di realizzare la copertina del mio libro. Chiedo ai giovani di avere coraggio e non scoraggiarsi anche se professioni come quella del giornalista sono sempre più difficili. Servono coraggio e curiosità”. E ribadisce come “avverto con forza la nostalgia della carta stampata. Ho attraversato tuttle tipologie dell’informazione, dal giornalismo legato alla carta con il Mattino con cui mi occupava di cronaca nera e politica alla Radio fino alla Rete con il blog, sul quale trovano spazio commenti ai fatti di cronaca. Ma continuo a credere che la carta stampata sia indispensabile per mettere a punto i concetti e approfondire”.
E’ Rossella Tempesta a sottolineare come tante delle storie racconte nel volume siano caratterizzate dalla capacità di vincere la disumanità, come quella della bambina sopravvissuta al crollo della scuola di San Giuliano di Puglia nel 2002 che ha scelto di diventare insegnante “Veronica ha capito – spiega Balestra – che aveva bisogno di restituire agli altri il dono che aveva ricevuto. Come si può perdere la speranza di fronte a storie come queste?”. Spiega di avere profondo rispetto della scuola “I miei genitori sono insegnanti, ho sempre creduto che la formazione sia cruciale nella nostra società e che il mestiere dell’insegnante debba essere svolto da chi crede nel proprio lavoro. Ma è chiaro che la delegittimazione dei docenti comincia a casa, quando le famiglie delegano alla scuola l’educazione dei figli e misurano la loro crescita in termini di obiettivi raggiunti. Ecco perchè la linea adottata dal Ministro che ha scelto di vietare i cellulari in aula mi trova convinto, non c’è dubbio che i telefonini rappresentino un fattore di distrazione per gli studenti, rendendo ancora più difficile il lavoro dei docenti”. Confessa di voler andare avanti con il suo blog e magari raccogliere nuove storie in un secondo volume ma sottolinea come “In un vecchio computer ci sono tre capitoli di un romanzo che non ho mai completato. Chissà che un giorno non mi venga voglia di farlo”.