E’ stata Anna Valle a far rivivere la storia di Wanda Miletti Ferragamo nella docu-serie “Illuminate”, in onda nei giorni scorsi su rai 3 prodotta da Anele in collaborazione con Rai cultura. Un racconto inedito che consegna il coraggio della celebre imprenditrice, capace di portare avanti l’azienda fondata dal calzolaio dei sogni e stillista delle star originario di Bonito Salvatore Ferragamo. Il tutto arricchito dal contributo prezioso di testimoni illustri come Carlo Conti, la figlia Giovanna Gentile Ferragamo e i nipoti Ginevra Visconti e Diego di San Giuliano. Moglie e madre di sei figli, dopo la moglie del marito, sceglierà di prendere in mano le redini dell’azienda diventando in pochi decenni la guida di uno dei più importanti brand al mondo nel mondo delle calzature, nel “prêt-à-porter” uomo e donna “Made in Italy“. Il racconto parte proprio dalla morte di Salvatore, quando Wanda, a trentanove anni e senza alcun titolo in management aziendale, dovrà decidere se vendere l’azienda o assumerne la direzione. Una decisione assunta dopo un lungo periodo di riflessione, testimoniata dalle lettere e dagli appunti scritti a figli e nipoti sparsi nel mondo raccolti poi dalla nipote Ginevra Visconti nella biografia “Nel libro rosso di Tà. La vita di Wanda Ferragamo“. A chi le chiederà come avesse fatto rispondeva: “La donna è un po’ custode dei sentimenti che animano l’unione. Un poco alla volta mi è venuta fuori quell’energia necessaria per andare avanti. Io che mi ero sempre e soltanto occupata della mia famiglia, ho dovuto fronteggiare tutto. Management, rifornimenti, cose tecniche, controllo delle spese. Io credo che tutte, o quasi tutte, le donne saprebbero condurre bene un’azienda se sono in grado di amministrare saggiamente la loro famiglia”.
Una storia, quella di Wanda, in cui entra con forza Bonito, dove nasce il 18 dicembre 1921. Il padre Fulvio è medico. Uomo severo, devoto all’ordine terziario francescano, influenza l’educazione di Wanda, insegnandole le modestia, l’equilibrio e la fede religiosa. La madre Giovanna Pellegrino proviene da una famiglia di commercianti e possidenti terrieri di Ariano di Puglia. Amante della musica, saggia amministratrice dei beni di famiglia e ottima cuoca trasmette alla figlia la passione per la cucina di molte donne del Sud. E’ l’estate del 1940, quando incontra Salvatore Ferragamo, giunto in paese in visita al padre. Il calzolaio è una celebrità e la giovane lo accoglie complimentandosi per il contributo che ha dato all’eleganza femminile. Salvatore rimane colpito da queste parole e decide che sarà sua moglie, nonostante la differenza di età. Wanda non ha ancora 19 anni. Salvatore ne ha 42. Il 9 novembre 1940, i due si sposano nella chiesa di Santa Lucia a Napoli e dopo la luna di miele giungono nella casa sulle colline di Firenze.La vita familiare viene allietata dalla nascita di due figlie, Fiamma e Giovanna, sebbene la guerra non garantisca un futuro sereno. L’8 settembre 1945 nasce il primo figlio maschio, Ferruccio. F
A fare da cornice alla narrazione Fiesole e Palazzo Spini Feroni a Firenze, sede della maison Ferragamo. Una pellicola che diventa l’occasione per raccontare la grande eredità morale e valoriale di Wanda Ferragamo, che le consentirà di ottenere il titolo di Cavaliere del Lavoro ed è stata insignita dell’Ordine al Merito della Repubblica, dal Presidente Francesco Cossiga, per i risultati conseguiti nel mondo del business e dell’arte e per aver gestito con successo l’azienda di famiglia. “Mi sono molto emozionato nel vedere alcune scene del docu-film dedicato a mia madre Wanda e penso che lei meriti tantissimo. Papà Salvatore ha fatto un pezzo di strada inimitabile ma alla sua scomparsa nell’agosto 1960 mia madre ha moltiplicato la sua fama e i suoi successi. Siamo stati fortunati noi sei fratelli ad avere due genitori come loro, è difficile avere due imprenditori in una famiglia” racconta Ferruccio Ferragamo nella sede di Polimoda di cui da molti anni è Presidente. Grande l’orgoglio della comunità di Bonito per la storia di Wanda Miletti consegnata al pubblico. Intanto, nelle scorse settimane anche il Comune di Avellino ha comunicato di voler intitolare una strada al calzolaio dei sogni.