La Cassazione conferma l’incandidabilità degli ex sindaci di Pratola Serra, Antonio Aufiero e suo fratello Emanuele. La prima sezione della Suprema Corte ha dichiarato nammissibile il ricorso dei due fratelli nei confronti del Ministero dell’Interno.
L’incandidabilità è stata emessa dal Tribunale di Avellino e successivamente confermata dalla Corte di Appello di Napoli.I magistrati hanno unito due distinti procedimenti in questa decisione. Il primo riguarda l’impugnazione proposta dall’Avvocatura dello Stato e dalla Prefettura di Avellino nei confronti di tre consiglieri comunali, che avevano anche ricoperto ruoli in giunta. Per questi consiglieri, la Corte di Appello di Napoli ha stabilito che dovrebbero tornare in secondo grado. Questa decisione è basata sull’articolo 143, comma 11, del decreto legislativo n. 267 del 2000, che stabilisce che l’incandidabilità degli amministratori coinvolti in condizionamenti mafiosi è una misura interdittiva di carattere preventivo, non sanzionatoria.
La Corte ha anche sottolineato che per emettere un’incandidabilità, “non è necessario che l’amministratore sia direttamente responsabile delle condotte che hanno portato allo scioglimento dell’ente. È sufficiente che abbiano contribuito in qualsiasi modo a tali condotte, anche in modo omissivo, fornendo un contributo alla cattiva gestione della cosa pubblica”.
Per quanto riguarda gli Aufiero, la decisione della Corte di Cassazione è stata basata su specifiche circostanze emerse dalla relazione ministeriale. “Si è ritenuta una sostanziale infiltrazione che ha portato allo scioglimento dell’ente, attribuendo in particolare ad A.A, sindaco per dieci anni e presidente del consiglio comunale al momento dello scioglimento, una responsabilità significativa, dato il suo stretto coinvolgimento nelle situazioni problematiche sorte durante il suo mandato”.
Ora si attende di vedere quali saranno le azioni intraprese dalla Prefettura di Avellino e dal Comune di Pratola Serra. Per Antonio Aufiero, potrebbe essere presentata una proposta di decadenza dal ruolo di consigliere comunale, che dovrà essere votata in aula.